Regionali in Sicilia, Conte sull’alleanza con il Pd: “Ci aspettano scelte importanti, dobbiamo far pesare la forza politica del M5s” – Il Fatto Quotidiano


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Far “pesare la forza politica del M5s”. Giuseppe Conte, intervenendo durante l’assemblea regionale 5 stelle siciliana che dovrà decidere dell’alleanza con il Pd alle prossime Regionali, ha lasciato aperte tutte le strade. Ma ha sottolineato che il Movimento dovrà chiedere garanzie perché va messa “un’asticella altissima”. Proprio la Sicilia era, infatti, uno dei banchi di […]

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Pd, dopo il disastro del patto con Calenda ora Letta evoca le dimissioni: “Sono stato ingenuo. Spero di lasciare il testimone a una donna” – Il Fatto Quotidiano


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A rileggerla oggi, quell’intervista vecchia appena 15 giorni fa un effetto straniante: “Parleremo con chi si approccia con spirito costruttivo e chi non arriva con veti. In una vacanza di due settimane in camper non porti qualcuno che, appena salito, chiede a un altro di scendere“, diceva a Repubblica il 24 luglio il segretario del […]

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Parlamentarie M5s, chiuse le autocandidature: non ci sono Di Battista, Casalino e Raggi. Dagli eletti uscenti all’ex pm antimafia: i primi nomi – Il Fatto Quotidiano


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Alle parlamentarie M5s non correranno Alessandro Di Battista, Rocco Casalino e Virginia Raggi. Ci saranno invece molti dei parlamentari al primo mandato e, stando ai primi annunci, anche l’ex pm Antimafia pugliese Francesco Mandoi. Sono state chiuse alle 14 dell’8 agosto le autocandidature per la selezione online dei prossimi candidati del Movimento 5 stelle e, […]

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Magnete e Occhio di Tigre – Il Fatto Quotidiano

L ’ Asilo Mariuccia allestito dalla nuova coppia comica, Magnete e Occhio di Tigre, al secolo Calenda e Letta, noti speleologi alla ricerca dell’Agenda Draghi, ha almeno il pregio di mostrare a tutti di cosa sono capaci i famosi professionisti della politica, quelli bravi e competenti, i migliori. E di farci rimpiangere i dilettanti, gli incompetenti, i peggiori.

L’accozzaglia Pd-Azione-+Europa-Leu-Psi-DiMaio-Tabacci-Verdi-SI non aveva alcun senso politico già in partenza, visto che ammucchia alla rinfusa partiti dai programmi opposti e dai capetti rancorosi. L’avrebbe avuto se davvero il movente fosse stato fare massa e muro contro le destre, includendo la forza politica con più consensi dopo il Pd. Invece i 5Stelle sono stati esclusi in partenza, perché il vero nemico non è il trio Meloni-Salvini-B., ma Conte (e non per la non fiducia Draghi, ma per la non genuflessione a Usa&Confindustria). La presenza poi di Calenda, il più noto sfasciacarrozze della politica mondiale dopo Renzi, garantiva il sicuro naufragio dell’operazione. Solo i Merlo, i Sambuca, i Polito e gli altri strateghi dei giornaloni potevano gridare al miracolo, alla rivoluzione, alla Bad Godesberg e prendere sul serio l’idea dia Letta che Calenda, coi suoi forzisti riciclati tipo Costa (leggi ad personam pro B.) e Gelmini (sfascio della scuola), fosse “il magnete che attrae voti di centrodestra”. Ieri, appena cinque giorni dopo il patto e la foto di gruppo, il magnete s’è smagnetizzato in diretta tv. Senza riuscire a spiegare com’è che si accorge solo ora di ciò che tutti sanno e dicono fin da subito: e cioè che Letta avrebbe sistemato pure Fratoianni, Bonelli, Di Maio, forse persino D’Incà.


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Ma non si può rimproverare a Calenda di essere Calenda: da Confindustria a Montezemolo a Monti a Renzi al Pd ad Azione, è sempre stato così. Un collezionista di catastrofi che ha mancato il Titanic, ma solo per questioni anagrafiche. Si pensava che Letta e il vicedisastro Franceschini, in politica da 30 anni, prima di mettersi in mano a un tipo simile, si fossero cautelati con accordi ferrei, a prova di ego e di bizze. Invece improvvisavano, sulla fiducia. Due geni: prima consegnano le chiavi di casa allo statista dei Parioli, poi si meravigliano se fa il padrone. E ora si ritrovano un Pd sbilanciato al centro, con un altro Centro concorrente, senza l’alleato naturale (Conte), con la base inferocita e le liste piene di voltagabbana che non portano manco i voti dei parenti, ma vanno premiati delle scissioni pilotate dai dem per salvare Draghi (che infatti è caduto). Un fallimento epocale che, se non mancassero 48 giorni al voto, imporrebbe dimissioni a raffica. Intanto la Meloni sta pensando seriamente di annullare la sua campagna elettorale: tanto ci pensa già il Pd.

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