Il Sòla dell’Avvenire

L’editoriale di Marco Travaglio

Il Sòla dell’Avvenire

Due stalker si aggirano nella canicola: uno tragico, l’altro comico. Quello tragico è Zelensky, che da due anni dà del servo di Putin a chiunque gli chieda di negoziare con la Russia e manda avanti il noto esaltato Mykhailo Podolyak, suo consigliere diplomatico (sic), a insultare chiunque gli capiti a tiro, dal Papa all’Onu alla Croce Rossa, e a firmare sproloqui come questi del settembre 2023: “Il Papa non può mediare, non è credibile, non capisce la politica: è filorusso”, forse per “investimenti russi nello Ior” (mai un rublo), “voi occidentali piantatela di pensare a negoziati con la Russia, smettetela di flirtare con quei maniaci. La decisione sulla Russia dev’essere ancora presa: l’isolamento geopolitico, lo status di terrorista, la sospensione dalle organizzazioni internazionali, i mandati di arresto per i capi. E soprattutto la sconfitta nella guerra, seguita da un cambio di regime”. Mancava solo la sua incoronazione a Zar. Ora che la guerra è persa, Zelensky ci sbomballa i cotiledoni perché la Russia tratti con lui subito, possibilmente in giornata. Ma s’è scordato di abrogare il suo decreto che vieta a qualsiasi ucraino di negoziare con Mosca. Che quindi non gli risponde per il suo bene: sennò dovrebbe arrestarsi da solo.

Lo stalker comico è Renzi, che fra le Europee e la Partita del Cuore era tornato al rango che gli compete: quello di pelo superfluo della politica. Poi l’astuto abbraccio di Elly Schlein l’ha catapultato dal campo santo al campo largo. E lui, appena gli dai un dito, si prende pure il coso, vabbè ci siamo capiti. In Liguria vuole imbucarsi nel centrosinistra per il dopo-Toti, con la credibilità che gli deriva dall’aver difeso Toti anche dopo l’arresto contro il centrosinistra che ne chiedeva le dimissioni; e dal governare tuttora col centrodestra a Genova nella giunta del totiano Bucci. Non contento, intima a Schlein e a Conte di mollare quel che stanno facendo per invitarlo subito, entro sera, a “un confronto senza veti”. Come se non fosse stato lui, nell’ordine: a porre il veto su Conte nel 2021, quando abbatté il governo progressista per riportare le destre al potere con Draghi e poi da sole; ad annunciare nel 2022 che “oggi finisce la storia del M5S, non parliamone più, torniamo alle cose serie, torniamo alla politica” e che “la fine del Pd sarà sia con Elly sia senza Elly. Ma se Elly Schlein diventa segretario, metà Pd passa con noi, e forse sono stato prudente”; a votare con le destre le schiforme della giustizia e la commissione sul Covid, cioè su Conte e Speranza. I sondaggi dicono che sono più i voti che fa perdere di quelli che porta, ma lui è lì apposta: “Se io metto il veto sui grillini e i grillini su di me, vince Meloni”. Che “non risponde su nulla e cambia opinione su tutto”. Quindi dovrebbe piacergli un sacco.

 

Sorgente ↣ : Il Sòla dell’Avvenire – Il Fatto Quotidiano

 

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