Interessi senza conflitto

L’editoriale di Marco Travaglio

Interessi senza conflitto

“Mai avrei pensato che assumere un incarico professionale potesse suscitare imbarazzi, che risentono evidentemente della situazione e del clima in Liguria. Ho manifestato al presidente del Pd Bonaccini il mio sincero stupore e la mia amarezza per le strumentalizzazioni che sono state fatte e che continuano sul mio ruolo nella direzione nazionale del Pd”. Con queste parole, incredibili ma poi neanche tanto, David Ermini ha risposto ad Andrea Orlando, aspirante candidato alla presidenza della Liguria per il centrosinistra, che gli chiedeva di scegliere fra l’incarico di membro della Direzione nazionale del Pd e quello di neopresidente della Spininvest, la holding del gruppo di logistica portuale che fa capo ad Aldo Spinelli e al figlio Roberto, entrambi indagati e il primo tuttora agli arresti con l’accusa di aver corrotto l’allora presidente Giovanni Toti. Dopo aver denunciato una fantomatica “deriva grillina del Pd” (magari), Ermini ha scelto ovviamente la Spininvest (che gli frutterà – si dice – 100 mila euro l’anno per tre anni) e ha lasciato la Direzione del Pd con grande stupore. Del resto né lui né il Pd avevano trovato nulla di strano che nel 2018, appena rieletto deputato renziano per la seconda volta, diventasse membro laico e poi addirittura vicepresidente del Csm (quello che fra l’altro nominò il procuratore di Genova che ora indaga su Spinelli e Toti). Infatti ora in sua difesa sono subito accorsi sia il centrodestro Toti sia il pidino Zanda. Ma, a parte Orlando, nel Pd hanno taciuto tutti: evidentemente il corpaccione del partito condivide il sincero stupore e l’amarezza del prode Ermini.

A nessuno viene da chiedersi perché gli Spinelli abbiano scelto proprio lui, che da ex del Csm ha ottimi rapporti con la magistratura e, da dirigente del Pd, può aiutarli a riconvertire il Sistema Liguria, nato trent’anni fa col centrosinistra e poi passato al centrodestra, alla nuova stagione di centrosinistra che dovrebbe sbocciare alle elezioni d’autunno. Anche in casa dem c’è ormai un’assoluta insensibilità per i conflitti d’interessi che, come disse Luttazzi ai tempi di B., sono ormai ambiente. L’idea che chi ricopre cariche di partito non possa presiedere il gruppo di un detenuto per corruzione è considerata lunare anche da chi da trent’anni finge di voler proibire i conflitti d’interessi e poi non lo fa mai, perché dovrebbe vietare pure i propri. Infatti è bastato l’astuto abbraccio fra Schlein e Renzi alla Partita del Cuore per sdoganare l’Innominabile nel futuro centrosinistra passando sopra non solo ai suoi insulti, trame e tradimenti, ma anche e soprattutto ai suoi conflitti d’interessi di jukebox di bin Salman e altri gentiluomini. Gli interessi li vedono tutti. Sono i conflitti che non vede più nessuno.

 

Sorgente ↣ : Interessi senza conflitto – Il Fatto Quotidiano

 

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