il motivo del prezzo è surreale

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Il 2011 è stato un anno tremendo per il Giappone con il disastro nucleare di Fukushima. La gestione dell’emergenza è stata da maestri pur con alcuni punti oscuri (come lo scarico delle acque reflue in mare che ha animato non poche proteste). Dopo 13 anni il Giappone sta provando a ripristinare la fiducia del mondo nei confronti dei prodotti locali coltivati nella zona. Non ha perso tempo Harrods, il celebre centro commerciale di lusso in Gran Bretagna, che ha acquistato dei lotti di pesche da vendere a 80 sterline (circa 100 euro). Tre pesche, 100 euro. Il motivo di questo prezzo spropositato? È la prima volta che dei prodotti di Fukushima arrivano sul mercato europeo.

Il lusso è esclusività

Immagina di assaggiare una pesca che non è solo un frutto, ma un simbolo di rinascita e di speranza. Le pesche di Fukushima sono molto più di un semplice frutto. Sono un prodotto unico, che porta con sé una storia straordinaria. Almeno questo è ciò che sta dicendo Harrods ai suoi clienti che di tutta risposta stanno acquistando tre pesche a 100 euro. Le pesche sono assolutamente “normali“: non hanno proprietà benefiche superiori, non hanno un sapore diverso. Sono delle semplici pesche.

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Un oggetto di lusso dato dall’esclusività del prodotto, solo perché è la prima volta che arriva qualcosa coltivato a Fukushima. Dopotutto la fuga di radiazioni del 2011 è ancora oggi oggetto di intervento. Le aziende agricole della regione (una zona particolarmente votata all’agricoltura in Giappone) hanno enormi difficoltà a vendere i propri prodotti a causa del timore della contaminazione. L’accordo con Harrods, scrive la BBC, arriva su diretto intervento della Tokyo Electric Power Company per ripristinare la reputazione della regione a livello internazionale.

Il Regno Unito ha revocato le restrizioni sull’importazione dei prodotti alimentari provenienti da Fukushima nel 2022 ma fino ad oggi questi cibi sono stati offerti solo in occasione di eventi culturali. Oltre alle pesche sono in arrivo anche le uve e queste campagne verranno esportate negli Stati Uniti e in Thailandia. Nell’Unione Europea non è ancora previsto nulla ma le restrizioni sono state tolte ufficialmente il 13 luglio 2023.

Ovviamente ogni singolo prodotto viene sottoposto a test sulle radiazioni e possono essere esportati solo se completamente sicuri. È la prima volta nei 13 anni trascorsi dal disastro che vengono compiuti sforzi per rimuovere quest’onta ma i dubbi restano perché ancora oggi i livelli di radiazioni all’interno dei reattori sono così elevati che è stato necessario costruire robot appositi per resistere a queste condizioni.



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