Alluvione in Emilia Romagna: la politica litiga mentre gli sfollati attendono ancora i ristori del 2023


Il giorno dopo aver giubilato il “Green Deal”, bollato come un fallimento, Giorgia Meloni si trova a fronteggiare un nuovo disastro ambientale. L’ennesima alluvione in Emilia-Romagna, a soli 16 mesi dall’ultima (allora furono 70mila i cittadini colpiti e 16mila imprese, per 8 miliardi di danni). Oltre 1000 gli sfollati ieri e due i dispersi a Bagnocavallo, nelle stesse aree colpite nel 2023.

Questa volta niente Von der Leyen

Ma stavolta la premier non si presenta in elicottero con l’ex amica Ursula Von der Leyen. Niente passerelle, ha lasciato che a metterci la faccia fosse il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci. E Musumeci non si tira indietro. Premettendo di non voler far alcuna polemica politica, il ministro si è subito premurato di difendere il generale-commissario alla Ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo (nominato tra le polemiche al posto dell’allora presidente di regione Stefano Bonaccini) e di gettare la croce addosso alla giunta di centro-sinistra della Regione.

Per Musumeci tutta colpa della Regione Emilia-Romagna

“Riteniamo che l’intervento del commissario straordinario Figliuolo stia andando avanti con grande senso di responsabilità, non tutto il denaro che ha a disposizione il generale è stato speso, e questo deve fare riflettere, non perché non ci sia stata la programmazione, ma perché dall’altra parte non sono state ancora definite le richieste, le procedure e soprattutto la pianificazione di chi deve intervenire ed è chiamato per legge a farlo. I piani speciali li redige il commissario ma li realizza l’ente Regione”, ha dichiarato.

E aggiunge: “In questo decennio l’Emilia-Romagna ha avuto assegnati dai governi di Roma 594 milioni di euro. Ecco se la Regione potesse fare lo sforzo di farci sapere quanta di questa risorsa è stata spesa. Spero tutta o quasi”. A rincarare la dose, la deputata FdI Alice Buonguerrieri che ha annunciato esposti a Procura e Corte dei Conti “perché vengano accertate le responsabilità per quanto sta avvenendo”.

“Becero sciacallaggio”

“Becero sciacallaggio politico”, l’immediata risposta della governatrice Irene Priolo: “Il paradosso è che, dopo aver voluto contro tutto e tutti tenere la gestione della ricostruzione post alluvione a Roma, scaricano poi tutte le responsabilità sul territorio. È indecente”, ha ribattuto.

E, dopo aver invitato Figliuolo a prendere le distanze da Musumeci, elenca opere e cifre della ricostruzione: “Complessivamente, subito dopo l’emergenza i lavori di ripristino del territorio hanno visto 402 interventi immediati: 130 già completati, 158 quelli in corso e 114 in progettazione. Il tutto per un investimento totale di circa 343 milioni di euro. Gli interventi urgenti sui fiumi, in particolare, sono tutti realizzati o in corso: sono 152 per oltre 137 milioni. Inoltre, si contano altri 298 interventi (di cui 148 già conclusi) di difesa idraulica per 267,5 milioni e per quanto riguarda i collegamenti viari, gli interventi sono in tutto 3.369, per oltre 790 milioni”.

E conclude: “Tutti gli interventi programmati sin qui dal Commissario e realizzati da Regione, Enti locali e consorzi avevano l’obiettivo di ripristinare le infrastrutture esistenti: argini, canali, strade, ecc. Ma per reggere eventi di questa portata occorrono interventi strutturali di più ampio respiro. Sono quelli individuati dal piano della ricostruzione che abbiamo concordato col Commissario e che attendiamo con impazienza che sia approvato”.

I ristori mai arrivati

Il solito rimbalzo di responsabilità. Giocato sulla testa degli emiliano-romagnoli. Che, ironia della sorte, si trovano ad affrontare una calamità senza aver ancora avuto i ristori di quella precedente. A luglio 36mila famiglie ricevettero un contributo da 3mila euro più un altro sostegno andò a chi era sfollato (a oggi sono ancora 1900 le famiglie fuori casa). Poi basta.

In totale il governo ha stanziato 4,3 miliardi ma di questi solo 1,3 miliardi erano ristori, con un tetto massimo di 20mila euro a famiglia e 40mila a impresa. Secondo Figliuolo ad aprile risultavano 1.900 le persone iscritte alla piattaforma Sfinge (deputata a raccogliere le richieste di rimborso) e 550 le domande già prese incarico.

Una cifra molto bassa, determinata soprattutto dalle difficoltà di compilazione delle richieste: perizie asseverate, schede di rilevazione danni, progetti di ricostruzione. Un inferno burocratico nel quale sono sprofondate le famiglie costrette a passare per le verifiche di Comune, Regione, Invitalia e infine la struttura commissariale, l’unica deputata all’erogazione dei fondi.

Secondo gli ultimi dati aggiornati a maggio 2024, risultavano solo 775 istanze completate, un centinaio quelle approvate da Invitalia e poche decine quelle liquidate. E ora si ricomincia da capo.

 

 



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