Kiev potrà colpire in Russia: c’è il via libera del Parlamento Ue


Sull’Ucraina va in frantumi tanto la maggioranza Meloni quanto il campo largo. Non è la prima volta che il sostegno incondizionato a Kiev divide e manda in frantumi le coalizioni e il voto di ieri a Strasburgo sulla risoluzione che impegna l’Europa a sostenere militarmente il Paese in guerra contro la Russia ha reso evidenti le divisioni che sul tema esistono. Tanto a destra quanto a sinistra.

Il Parlamento europeo ha approvato, con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astenuti, la risoluzione per il sostegno all’Ucraina in cui si chiede la revoca delle restrizioni all’uso delle armi occidentali contro gli obiettivi militari in territorio russo.

Il paragrafo 8 sulle restrizioni delle armi è passato con 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti.

Sull’Ucraina si spaccano la maggioranza meloniana e il campo largo

La maggioranza meloniana, abbiamo detto si spacca. Con la Lega di Matteo Salvini che boccia tanto il paragrafo quanto la risoluzione nel suo complesso. Fratelli d’Italia e Forza Italia votano, invece, a favore nel voto finale della risoluzione ma bocciano il paragrafo sull’impiego dei dispositivi bellici consegnati a Kiev in territorio russo. Ma con qualche distinguo.

L’azzurro Massimiliano Salini ha votato a favore del paragrafo 8 mentre i colleghi Marco Falcone e Giuseppina Princi hanno corretto il voto (a favore ma, fanno sapere, volevano votare contro). Si spacca, dicevamo, anche il campo largo.

E se il M5S ha votato no su tutto, al pari degli eurodeputati di Sinistra Italiana – in realtà era presente solo Ilaria Salis, Mimmo Lucano era assente – e dei verdi Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi, che hanno votato in dissenso rispetto alla linea dei Greens, nel Pd è andato in scena il consueto psicodramma.

Psicodramma nel Pd: si dividono su tutto

Su 21 esponenti dem, 17 hanno votato a favore della risoluzione sul supporto militare dell’Ue all’Ucraina, mentre due si sono astenuti: Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Due erano assenti: Dario Nardella e Giorgio Gori. Ancora più sofferto il voto sul paragrafo 8.

L’indicazione del gruppo era di votare contro, ma Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini hanno votato a favore. In 8 non hanno partecipato al voto: Stefano Bonaccini, Raffaele Topo, Giuseppe Lupo, Alessandra Moretti, Irene Tinagli e Pierfrancesco Maran, oltre agli assenti Nardella e Gori.

Tutti gli altri hanno votato contro (Tarquinio non ha votato per ragioni tecniche, ma era per il voto contrario, e Annunziata si è astenuta per ragioni tecniche, ma era anche lei per il voto contrario).

Gori comunque fa sapere che se fosse stato presente avrebbe votato a favore sia della risoluzione nel suo complesso sia del paragrafo 8.

L’indicazione del gruppo S&D, di cui fa parte il Pd, era di votare sì a tutto.

Fine guerra mai: sì a Kiev per colpire in Russia

La risoluzione, frutto della negoziazione tra Popolari, socialisti e liberali, afferma che senza l’abolizione delle attuali restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali, “l’Ucraina non può esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa e rimane esposta ad attacchi contro la popolazione e le infrastrutture”.

Il testo approvato dal Parlamento europeo sottolinea, inoltre, che “le forniture insufficienti di munizioni e le restrizioni sul loro uso rischiano di annullare l’impatto degli sforzi compiuti finora e deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina da parte dei Paesi dell’Ue”.

Gli eurodeputati ribadiscono inoltre l’invito agli Stati membri a rispettare l’impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all’Ucraina e ad accelerare la consegna di armi, sistemi di difesa aerea e munizioni, compresi i missili Taurus.

Nella risoluzione si chiede inoltre agli Stati membri di “mantenere ed estendere la politica di sanzioni Ue contro la Russia, la Bielorussia e i Paesi e le entità non appartenenti all’Ue che forniscono alla Russia tecnologie militari e a doppio uso”.



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