“Stop a un’Europa guerrafondaia. Anche Schlein è su questa linea”. Parla l’europarlamentare del Pd, Tarquinio

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Il voto del Parlamento europeo sulla risoluzione sull’Ucraina, che autorizza l’uso delle armi inviate a Kiev in territorio russo, ha messo in evidenza le diverse anime dem sulla questione. Marco Tarquinio, europarlamentare eletto nelle liste del Pd, con Cecilia Strada si è astenuto nel voto finale sulla risoluzione a differenza del resto degli eurodeputati Pd. Tarquinio, ci spiega come stanno le cose?
“Intanto che nel Pd ci siano diverse anime si sa. Quello che ha messo in evidenza quel voto è soprattutto la continuità di evoluzione della linea politica del Pd di Elly Schlein che, già a luglio, aveva indicato come posizione del partito il no all’escalation, cioè ad attacchi con armi europee in territorio russo. E in questa seconda votazione lo ha ribadito. A ciò si aggiunga tutto il lavorio che è stato fatto per introdurre un primo passaggio – il paragrafo 3 della risoluzione – sulla ricerca di soluzioni di pace. Il combinato di queste cose, la linea indicata dalla segretaria dem e i passi in avanti fatti su diversi temi che sono stati migliorati nel testo, pur non rendendolo per me nel complesso accettabile, hanno determinato la mia decisione di astenermi. Non potevo né volevo dire sì e intendevo valorizzare i passi avanti del Pd. Dunque io metto l’accento non sul pluralismo interno del Pd, ma il dato di fatto che la linea del partito continua a svilupparsi nella direzione anche da me auspicata di sostegno all’Ucraina e non di sostegno alla guerra”.

Alcuni nel Pd hanno votato a favore però non solo della risoluzione nel suo complesso ma anche del paragrafo 8 sull’impiego di armi occidentali per colpire in Russia.
“Il Pd riconosce la libertà di coscienza dei ‘civici’ Cecilia Strada e Marco Tarquinio, che non sono corpi estranei nella delegazione ma partecipano a un lavoro politico comune. Apprezzo molto il pluralismo che c’è nel Pd. E non sarò mai io a giudicare le scelte di coscienza di altre e altri”.

M5S e Avs hanno detto no a tutto. No al paragrafo 8, no alla risoluzione nel suo complesso. Su Kiev evapora anche il campo largo?
“Mi pare che la linea di Schlein sia interessante anche su questo versante. Mi risulta che oggi ad Assisi per un evento di pace della Perugia-Assisi saranno presenti europarlamentari e figure di primo piano tanto del Pd che di Verdi, Sinistra italiana e M5S. Un segnale importante. Peraltro vorrei far notare che all’interno delle famiglie politiche trasnazionali ci sono linee di faglia che attraversano quasi tutti i gruppi, con all’interno diverse sensibilità sul tema del conflitto russo-ucraino. Così è nel gruppo socialista, così nei Verdi – dove la componente dei tedeschi è su una linea di rassegnazione alla guerra – così è anche in the Left. Insomma la situazione che abbiamo davanti, non solo in Italia ma anche in Europa, è complessa. Io so di essere stato sconfitto giovedì a Strasburgo insieme a tutti quelli che si battono perché l’Europa assuma una postura diversa in questa crisi e assuma un ruolo negoziale forte. Ma non per questo mi arrendo e mi rassegno”.

Ritiene dunque che l’Europa stia abdicando al suo ruolo di mediatrice nei conflitti?
“Il segnale di due voti consecutivi che invitano gli Stati membri a sostenere la linea degli attacchi in territorio russo è terribilmente preoccupante. Ursula von der Leyen è andata a Kiev all’indomani di questa risoluzione. Ma i fondi che l’Europa deve trovare devono essere utilizzati per la ricostruzione non per accompagnare ulteriori distruzioni. Questo è un punto nodale su cui bisogna far crescere la sensibilità nel Parlamento europeo, mettendola in sintonia con quella che c’è nella società italiana ed europea, come attestano tante inchieste e tanti sondaggi”.

L’Italia si è astenuta all’Onu su un voto per mettere fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi.
“Chi si astiene distoglie lo sguardo da quello che sta accadendo. Nessun crimine, neanche quello di Hamas, giustifica un altro crimine come quello della guerra di Netanyahu”.

Ritorniamo all’Europa. Parlando dopo la sua nomina, il neo commissario alla Difesa, il lituano Andrius Kubilius, ha invitato l’Ue “a fare passi coraggiosi” per raccogliere le ingenti somme necessarie a rafforzare l’industria della Difesa.
“Non ho pregiudizi, voglio ascoltare quello che diranno i commissari e in base a quello giudicarli. Tutti, da Kubilius a Raffaele Fitto. Valuteremo il segnale politico che complessivamente esprimerà la Commissione Ue con i candidati indicati. Non è un passaggio scontato. Aggiungo, però, che trovo molto preoccupante il segnale che già viene da una vicepresidenza esecutiva a un esponente di una delle tre destre europee, ovvero Fitto di Ecr. Una scelta che stride con la maggioranza europeista che ha sostenuto la rielezione alla guida della commissione Ue di von der Leyen. Ovvero quella di Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi”.

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