spazio alle nuove leve ma c’è l’esclusione di uno dei pizzaioli più famosi del mondo

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Il Gambero Rosso presenta a Napoli la sua Guida Pizzerie d’Italia 2025 e comincia con una grande esclusione: la clamorosa retrocessione di Gino Sorbillo da 3 a 2 spicchi. Il famosissimo pizzaiolo partenopeo, uno degli apripista della nuova scuola napoletana viene penalizzato dalla redazione del Gambero forse per le sue scelte non propriamente felici nell’ultimo anno. Spazio alle nuove leve però perché nell’Olimpo dei 3 Spicchi ci finiscono giovani promettenti come i fratelli Ciro e Antonio Tutino di Bro a Napoli, che stanno portando un nuovo concetto di “pizza tradizionale” in città, o Raffaele Bonetta che da Napoli va a Pozzuoli e crea un format incentrato sulle diverse tipologie di impasto.

“Che vitalità la pizza italiana”

A presentare l’edizione 2025 è Pina Sozio, la curatrice della guida, che esordisce proprio facendo un plauso alla “vitalità nella pizza italiana. Aperture su aperture, tanti giovani con voglia di emergere e di far emergere i propri territori. Tanto è sfidante e affascinante il terreno pizza che molti bravi chef hanno cominciato a cimentarsi con essa, affascinati sia dalla magia degli impasti, che dalla conquistata libertà nei condimenti”.

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Una delle pizze di Bro, nuovo 3 Spicchi | Foto da Facebook

I nuovi ingressi nei tre spicchi sono nove: Senese a Sanremo in in provincia di Imperia; ME a Ferrara; TAC Thin & Crunchy a Roma; Vico Pizza&Wine a Roma; Bro a Napoli; Gianfranco Iervolino Pizza e Fritti a Ottaviano, in provincia di Napoli; Raf Bonetta Pizzeria a Pozzuoli in provincia di Napoli; Campana 12 a Corigliano Calabro in provincia di Cosenza; Ammodo – La Pizza di Daniele Vaccarella a Palermo.

Ci sono anche delle retrocessioni eccellenti: Libery Pizza & Artigianal Beer a Torino; Perbacco a La Morra in provincia di Cuneo; Zenzero Osteria della Pizza a Pisa; Casale Rufini a Gallicano in provincia di Roma ma soprattutto Sorbillo a Napoli. Il famoso pizzaiolo forse ha pagato gli azzardi non sempre riusciti ed è stato “punito” dai critici della prestigiosa guida.

“La vulgata del prodotto porta con sé, però, dei rischi di banalizzazione su larga scala — conclude la curatrice — Nella nostra piccola selezione (750 pizzerie sulle oltre 183mila esistenti in Italia, secondo gli ultimi dati del CNA) non ci basta che si usino determinati prodotti noti (e magari non tutti insieme sulla stessa pizza!), così come non ci basta che si faccia quella ricetta o si usi la tecnica di moda. Noi ricerchiamo, e premiamo, chi fa un lavoro di coerenza, chi mette al centro la personalità, le idee, una visione di lungo periodo, anche a costo di non accarezzare il trend del momento e correre qualche rischio in più”.



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