Cda Rai, la Camera ha scelto Frangi in quota FdI e Natale


La Camera dei Deputati ha eletto Federica Frangi, nome proposto da Fratelli d’Italia, e Roberto Natale, scelto da Alleanza Verdi e Sinistra, come nuovi membri del consiglio di amministrazione della Rai. Nel corso della votazione per il Cda Rai, Frangi ha ottenuto 174 preferenze e Natale 45, mentre ci sono stati 3 voti dispersi, 3 schede bianche e 6 nulle.

Nel frattempo, è in corso la votazione al Senato dove, stando a quanto si apprende, dovrebbero essere eletti Antonio Marano in quota Lega e Alessandro Di Majo in quota M5S.

Cda Rai, la Camera ha scelto Frangi in quota FdI e Natale in quota AvS mentre al Senato è ancora in corso la votazione. Ma sul voto M5S e PD si spaccano

Sulla Rai, “noi siamo stati sempre coerenti, siamo con AvS e non capisco perché ci sia stata questa posizione del Pd. La spaccatura c’è stata da parte del Pd, che lo ha deciso con Renzi dopo aver fatto nel 2015 la riforma della governance”. A dirlo è il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, commentando la decisione pentastellata di prendere parte al voto, a differenza di quanto fatto dai dem.

Una frase a cui ha risposto la segretaria del Pd, Elly Schlein, affermando che sulla spaccatura delle opposizioni bisogna “chiedere ad altri”, in quanto “il Pd è rimasto sulla posizione che era di tutte le opposizioni fino a ieri. Noi rimaniamo coerenti con l’idea che sia sbagliato rinnovare un consiglio di amministrazione che sostanzialmente è già fuori legge perché il Media Freedom Act europeo è un regolamento già entrato in vigore”.

La segretaria aggiunge: “Abbiamo tempo fino all’8 agosto 2025 per allinearci, ma è già in vigore in tutti i Paesi europei. Quella normativa chiede che finalmente la Rai sia indipendente dalla politica, dai partiti, per cui, come ho detto all’inizio del mio mandato da segretaria, Giorgia Meloni sarà l’ultima premier che procederà alle lottizzazioni della Rai”, ha sottolineato. “Ieri la maggioranza ha chiarito che questo Cda viene votato per durare tre anni, il che vuol dire che, diversamente da quanto le opposizioni tutte fino a ieri hanno sostenuto, si rischia di rimandare al duemila e mai la riforma necessaria della governance della Rai per renderla indipendente dalla politica e dai partiti”, ha detto ancora.

 



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