“Una balla la coperta corta. Meloni non prende dove deve”. Parla Mari, capogruppo di Avs in commissione Lavoro della Camera


L’Abi ha dichiarato la sua disponibilità a eventuali misure che possano mettere a disposizione una maggiore liquidità per il bilancio dello Stato. “Tali misure dovranno essere di natura temporanea e predeterminata”, ha spiegato. Praticamente le banche, davanti al governo che non ha avuto il coraggio di tassarne gli extra-profitti, sarebbero disposte ora, con l’ok dell’esecutivo, a una sorta di contributo di solidarietà.
Franco Mari, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra in commissione Lavoro della Camera, che ne pensa: sarà un cadeau?
“Molto probabilmente, dobbiamo vedere come verrà dettagliato questo contributo, come andrà il confronto con l’Abi. È presumibile che accada come l’anno scorso, con la marcia indietro sulla tassa sugli extra-profitti, a fronte invece di eccedenze molto significative. Non ci sarebbe da segnalare nessuna ingerenza della politica in questi casi, non si tratterebbe di mettere le mani in tasca in chi normalmente fa profitti. Si tratta di particolari condizioni nelle quali normalmente la politica ha una responsabilità. E in questi casi è legittimo, come avviene in altre parti del mondo, che il Parlamento nella sua attività recuperi all’interesse collettivo una parte di queste eccedenze. Io faccio la mia previsione. Penso saranno se non briciole, qualcosa di simile”.

Il governo ha presentato il Piano strutturale di bilancio alle parti sociali. Il rischio, ha detto il leader della Cgil Maurizio Landini, è che ci siano davanti sette anni di politiche di austerità, sacrifici e tagli e che non c’è la volontà di andare a prendere i soldi dove sono e si continua a tassare unicamente i lavoratori dipendenti e i pensionati. Per il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, saranno riconfermate sulle pensioni le misure della precedente manovra. Insomma nulla di buono.
“Assolutamente nulla di buono. Questo è un Paese in grande difficoltà. Il Pil cresce in modo insignificante. Se non ci fossero i soldi del Pnrr saremmo alla catastrofe, considerando anche il debito pubblico alle stelle. La prima responsabilità del governo è che non dice questa verità. Non ci parla della nostra condizione complessiva di difficoltà, che è difficoltà del sistema produttivo e difficoltà delle famiglie che non arrivano alla fine del mese perché i nostri redditi non crescono da 30 anni. Ci raccontano favole”.

Che Manovra ci aspetta?
“Sostanzialmente lacrime e sangue per il Patto di stabilità e soprattutto perché non si affronta la questione principale: dove prendere i soldi. In questa situazione di difficoltà non ci possono raccontare della coperta troppo corta, perché abbiamo un piumone nell’armadio che sono appunto gli extra-profitti, le ricchezze aumentate e concentrate in poche mani e un sistema fiscale profondamente iniquo. E questo governo ci porta nella direzione opposta della progressività. Lavora sempre alla riduzione del numero delle aliquote, avendo come obiettivo finale la tassa piatta per tutti. Invece andrebbe aumentata la progressività. In questo Paese da 50mila euro in su si paga il 43%. Si fanno i giochetti sulle prime aliquote, quelle dei redditi più bassi, ma non si pone il problema di introdurre maggiorazioni necessarie alle aliquote dei redditi più alti. O prendi 50 mila euro o ne prendi 200mila o 500mila stai sempre nella stessa aliquota e questa cosa non è compatibile con la condizione del Paese”.

Ieri l’Ocse ha certificato che, a fronte della narrazione meloniana dell’Italia che cresce più degli altri, il Pil dell’Italia sarà quest’anno pari allo 0,8%, mentre al 2025 si attesterà all’1,1%. Meglio di noi fanno la Francia, che dovrebbe espandersi dell’1,1% quest’anno e dell’1,2% il prossimo, e la Spagna che crescerà del 2,8% quest’anno e del 2,2% l’anno prossimo.
“Questi Paesi hanno investito sul lavoro, sui redditi. Un Paese va avanti quando le famiglie hanno un potere d’acquisto tale che consente loro una vita libera e dignitosa, come dice la nostra Costituzione, e hanno investito sulla riduzione dell’orario di lavoro per aumentare la produttività. Noi siamo un Paese strano. Un’anomalia in Europa. Abbiamo i profitti più alti con la produttività più bassa. Il tempo di lavoro qui più alto con i redditi più bassi. Una situazione insostenibile. Ci raccontano la favola di un Paese che non c’è. Servirebbe il salario minimo legale per alzare verso l’alto tutti i redditi e le pensioni e anche una riduzione dell’orario di lavoro per rendere quest’ultimo meglio conciliato con la vita e per aumentare la nostra produttività”.

L’Inps ha rilevato che all’incremento dell’occupazione non è corrisposto un aumento dei salari. Le retribuzioni lorde sono aumentate dal 2019 del 6,8% ma non è stato recuperato l’aumento dei prezzi che ha superato nel periodo il 15%.
“Non sono cresciute nemmeno le ore lavorate oltre a non crescere il Pil. Quell’occupazione che cresce anche a tempo indeterminato è fatta di stabilizzazione di lavoratori over 50, di cassa integrazione, di part time involontario, di lavoro somministrato. Il tutto con buste paga da fame: è una balla colossale”.

Servirà una circolare dell’agenzia delle entrate per chiarire esattamente se e quali tra i lavoratori che convivono in una coppia di fatto potranno accedere al Bonus Natale. E’ lo stesso viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, a riferirlo. “Ci sono alcune coppie di fatto – evidenzia Leo – che possono usufruire del beneficio laddove c’è la cosiddetta mancanza del coniuge”. Praticamente il “Bonus vedovi”, ha ironizzato qualcuno.
“La sostanza è che è un’elemosina e come tale la devi chiedere. Devi tendere la mano, devi fare la domanda per averla. Ma la cosa insopportabile è proprio il fatto che anche chi va a lavorare, si certifica così, che non ce la fa. Che è povero. E chi va a lavorare deve ringraziare – e questo non nasce solo ora con le destre a dire il vero – chi lo governa. Ringraziare perché al proprio reddito si vede aggiungere qualcosa. Questa elargizione, questa generosità è insopportabile. I lavoratori non devono ringraziare nessuno per il proprio reddito perché vanno a lavorare”.

Peraltro la premier Meloni non aveva detto basta con i bonus?
“Forse intendeva ‘basta con i bonus degli altri e non con i miei’”.



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