Le bustine di tè sono state inventate per errore: a che servivano inizialmente?

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Chi non ha mai gustato una tazza di tè comodamente seduto sul divano, immergendo una bustina nell’acqua bollente? Quello che oggi consideriamo un gesto quotidiano, all’inizio del Novecento era un’idea rivoluzionaria, nata quasi per caso. Le bustine da tè, sorprendentemente, furono inventate per sbaglio. In origine, infatti, erano concepite semplicemente come un mezzo per spedire il tè, e non per essere immerse nell’acqua bollente. La storia più diffusa attribuisce l’invenzione a Thomas Sullivan, un commerciante americano che nel 1908 iniziò a inviare ai suoi clienti campioni di tè racchiusi in piccoli sacchetti di seta. L’intenzione era solo quella di separare i diversi tipi di tè durante la spedizione, ma i destinatari fraintesero e immergevano i sacchetti direttamente nell’acqua calda, inventando inconsapevolmente le prime bustine da tè.

La nascita (accidentale) della bustina di tè

La paternità dell’invenzione è ancora oggi oggetto di dibattito tra gli storici. Secondo la versione più accreditata, tutto iniziò nel 1908, quando il commerciante di tè newyorkese Thomas Sullivan, per inviare dei campioni ai suoi clienti, decise di confezionarli in piccoli sacchetti di seta. L’idea era semplicemente quella di mantenere separati i diversi tipi di tè durante il trasporto, ma i clienti, trovando il metodo molto pratico, iniziarono a immergere direttamente i sacchetti nell’acqua calda, dando così vita alla prima versione della bustina di tè. Tuttavia, recenti ricerche hanno svelato che già nel 1903, due americane, Roberta C. Lawson e Mary Molaren, avevano depositato un brevetto per un prodotto simile. Il loro progetto, però, non riscosse un grande successo commerciale, lasciando così spazio all’intuizione di Sullivan.

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Le prime bustine di tè presentavano però diversi limiti: erano delicate, costose e non sempre riuscivano a rilasciare completamente gli aromi del tè. Si cercarono quindi alternative più economiche e pratiche, come la garza o la carta da filtro, ma anche questi materiali presentavano dei difetti, come una minore resistenza e una difficoltà nel rilasciare gli aromi.

Un altro problema era legato alla chiusura delle bustine. Le prime versioni non erano sigillate e ciò comportava la perdita di tè durante il trasporto e la possibilità di manomissioni. Si provò allora a sigillarle con la colla, ma il sapore sgradevole rilasciato dalla colla rendeva il tè meno gustoso.

La svolta arrivò negli anni ’30, grazie all’ingegno dell’ingegnere tedesco Adolf Rambold. Fu lui a ideare le moderne bustine di tè in cellulosa, chiuse con delle graffette metalliche, e a progettare una macchina in grado di produrle su larga scala. Questa innovazione rese le bustine di tè un prodotto economico, pratico e facilmente reperibile in tutto il mondo.



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