la sentenza della Corte di Giustizia europea

Immagine

I prodotti vegetali potranno essere chiamati ancora carne: prodotti come salsicce, würst, bistecche e quant’altro non dovranno cambiare nome, anche se privi totalmente di ingredienti di origine animale. “Qualora non sia stata adottata una denominazione legale, uno Stato membro non può vietare l’uso di termini tradizionalmente associati a prodotti di origine animale per designare un prodotto contenente proteine vegetali”: a deciderlo è stata la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, dopo aver accolto il ricorso di quattro associazioni francesi contro un decreto nazionale.

La sentenza: nessuno può vietare di usare un nome

La Corte di Giustizia europea si è infine espressa sul fenomeno del meat sounding, ovvero la promozione e la vendita di prodotti vegetariani e/o vegani con nomi che richiamano materie prime diverse e collegate appunto alla carne. Negli anni passati e soprattutto in tempi molto recenti, sono diversi i Paesi membri che hanno pensato a una legge che vietasse l’uso di parole come “burger” o “bistecca” per prodotti di origine vegetale, compresa l’Italia. La Corte ha stabilito che nessuno Stato membro può appunto vietare l’uso di questi termini, rendendo di fatto nulle le leggi promulgate. La sentenza arriva dopo il ricorso di quattro associazioni di produttori francesi contro un decreto nazionale.

I ricorrenti hanno sostenuto che il decreto – che vieta l’uso di denominazioni come “bistecca” o “salsiccia” per prodotti contenenti proteine vegetali, senza o anche con l’inserimento di indicazioni aggiuntive come indicazioni aggiuntive come “vegetale” o “soia”- sia in aperta violazione del regolamento Ue e la Corte ha dato loro ragione. Già nei mesi precedenti le 4 associazioni (consorzio Protéines France, l’Union végétarienne européenne, l’Association végétarienne de France e la società Beyond Meat Inc) si erano appellate al Consiglio di stato per bloccare un decreto che aveva lo scopo di vietare il meat sounding. Un altro decreto simile era stato pubblicato anche nel 2024, ma entrambi non erano stati attuati di fatto per le difficoltà dei produttori di adeguare le etichette.

La sentenza adesso parla chiaro: a parte motivi del tutto peculiari, ovvero quelli che si riferiscono a delle denominazioni di tutela o particolari, uno Stato non può vietare di usare nomi classicamente associati alla carne per indicare prodotti a base vegetale, né definire limiti di proteine al di sotto o al di sopra dei quali scattano i divieti.



Sorgente ↣ :

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*