Schlein evoca la patrimoniale e anche Renzi si spaventa: “Così non aiuta la costruzione di una alternativa”


Evocare la patrimoniale basta per spegnere gli entusiasmi di Matteo Renzi nei confronti del Partito democratico. Dopo che Elly Schlein, interpellata da SkyTg24, ha detto di essere pronta a un dibattito su una tassa per le grande ricchezze, chi è corso a prendere le distanze dalla segretaria dem è proprio il leader di Italia viva. “Non aiuta”, ha scritto nella sua enews, “la costruzione di una vera alternativa la scelta della sinistra di rilanciare come prima proposta la patrimoniale riprendendo lo slogan di Rifondazione Comunista: ‘Anche i ricchi piangano’. In un Paese normale, la priorità non è far piangere i ricchi, come facendo dell’invidia l’unico metro di azione in politica”. Stessa linea tenuta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, in un video diffuso sui social, ha attaccato: “Nonostante dall’opposizione alcuni vorrebbero l’introduzione di patrimoniali e ulteriori imposte, noi resteremo fedeli al nostro impegno che è lavorare per una manovra che rilanci l’economia, migliori la vita degli italiani senza chiedere loro nuovi sacrifici”.

Proprio in questi giorni in Francia, anche il governo macroniano di Michel Barnier ha iniziato a evocare la necessità di chiedere maggiori contributi ai più ricchi. Un’opzione inaccettabile per l’ex leader del Pd: “La vera priorità è aiutare i poveri, i più deboli. Bisogna far ridere il ceto medio, non far piangere i ricchi. Noi non vogliamo alzare le tasse a chi ha di più, vogliamo abbassare le tasse a chi ha di meno”. E ha chiuso: “Anche perché se fai una mega patrimoniale in Italia senza tagliare la spesa, chi ha i soldi se ne va e il ceto medio paga il conto”.

Intanto le parole di Schlein, che domenica scorsa su La7 ha detto la patrimoniale “non essere un tabù”, hanno aperto un dibattito anche dentro il partito. Il capodelegazione dem a Bruxelles Nicola Zingaretti ha reagito con l’agenzia Lapresse nelle scorse ore: “Elly Schlein ha rilanciato anche una proposta fatta dal presidente brasiliano Luiz Inàcio Lula da Silva al G20. È corretto porre il tema dell’equità e progressività fiscale a livello globale ed è corretto che l’Europa ne discuta seriamente”. E ha aggiunto: “Il paradosso è che a gennaio 250 miliardari a Davos hanno addirittura chiesto di porre il tema progressività a livello globale e nessuno fino a ora ha raccolto quella posizione”.

Proprio il Brasile di Lula ha messo al centro della sua presidenza del G20 la proposta di un’imposta minima pari al 2% dei patrimoni dei 3mila miliardari globali. E a sostegno dell’idea si sono espressi Francia, Germania, Spagna e Sudafrica. Sulla proposta dal 2023 è stata lanciata un’Iniziativa dei cittadini europei, supportata in Italia dalla campagna La Grande Ricchezza di Oxfam, che voleva raccogliere 1 milione di firme per chiedere alla Commissione un’imposta sui grandi patrimoni. Il Pd non ha sostenuto la raccolta firme e a differenza di Avs non ha inserito l’imposta nel proprio programma per le Europee. Il responsabile economia del partito Antonio Misiani ha però sottolineato che era prevista nel manifesto del Partito socialista europeo, sottoscritto anche dai dem.

Nelle scorse ore, a rilanciare la proposta è stato anche Nicola Fratoianni di Avs e lo ha fatto di fronte all’analisi di Gimbe sullo stato della sanità in Italia: “Quei dati ci dicono che gli italiani che non hanno sufficienti risorse economiche rinunciano a curarsi. Tutti gli altri devono mettere soldi di tasca propria per fare visite ed esami. Per evitare la catastrofe imminente serve investire sul Servizio sanitario pubblico nazionale. Noi avanzeremo proposte di tutela del Servizio sanitario nazionale trovando coperture in una patrimoniale che tassi le grandi ricchezze: Meloni dovrà scegliere se tutelare ancora una volte le tasche dei super ricchi o la salute degli italiani”.

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