Medio Oriente: ferito un quinto soldato Unifil in Libano, almeno 22 morti a Gaza


Un quinto peacekeeper è rimasto ferito durante i combattimenti tra Israele ed Hezbollah nel sud del Libano. A Gaza gli attacchi israeliani sul campo di Jabaliya hanno provocato la morte di almeno 22 persone. Allarme del World food program per il rischio carestia alimentare

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Mentre l’Iran denuncia di aver ricevuto attacchi informatici da parte di Israele, la missione di pace delle Nazioni Unite Unifil fa sapere che un quinto soldato è stato ferito nella base di Naqoura, nel sud del Libano. “Il peacekeeper è stato colpito da un proiettile a causa delle attività militari in corso nelle vicinanze”, ha riferito la forza Onu in un comunicato.

“Il militare – di cui non sono state diffuse le generalità – è stato operato presso l’ospedale di Naqoura per rimuovere il proiettile e attualmente è stabile. Non conosciamo ancora l’origine del fuoco”, ha spiegato Unifil. Sempre venerdì sera, ha aggiunto la forza Onu “gli edifici della nostra postazione a Ramyah hanno subito danni significativi a causa delle esplosioni provocate dai bombardamenti nelle vicinanze”.

Sale il bilancio delle vittime in Libano

Il presidente del parlamento iraniano Mohammad Bagher Qalibaf ha visitato sabato la scena di un attacco aereo israeliano a Beirut che ha causato decine di morti e feriti. Qalibaf Ha giurato che Teheran continuerà a sostenere i libanesi e i palestinesi che combattono contro Israele e ha visitato l’area colpita dopo aver avuto colloqui con il primo ministro ad interim Najib Mikati, il quale ha affermato che la priorità del Libano è ora quella di lavorare per un cessate il fuoco.

Il suo ufficio ha dichiarato che il governo libanese rispetta ancora la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2006, approvata al termine di una guerra di 34 giorni tra Israele e Hezbollah, ed è pronto a rafforzare la presenza dell’esercito libanese lungo il confine del Paese con Israele.

Si è trattato della seconda visita di un funzionario iraniano a Beirut negli ultimi giorni, dopo che il ministro degli Esteri del Paese si era recato in Libano all’inizio del mese.

L’Iran è uno dei principali sostenitori del gruppo libanese Hezbollah, che nelle ultime settimane ha subito importanti battute d’arresto, oltre all’uccisione del suo leader Hassan Nasrallah.

Le autorità libanesi hanno dichiarato venerdì che 60 persone sono state uccise e 168 ferite nelle ultime 24 ore, portando il bilancio totale delle vittime nell’ultimo anno di conflitto tra Israele e il gruppo militante a 2.229 morti e 10.380 feriti.

Attacco israeliano contro Gaza: almeno 22 morti a Jabaliya

L’esercito israeliano ha rinnovato sabato l’ordine ai palestinesi nel nord di Gaza di lasciare le loro case e i loro rifugi, mentre le truppe continuano la loro offensiva di una settimana contro i militanti. Secondo le informazioni che arrivano dalla città di Jabaliya ci sarebbero almeno 22 morti dopo gli ultimi attacchi israeliani.

Avichay Adraee, portavoce dell’esercito israeliano, ha detto alle persone che vivono nell’area presa di mira di dirigersi a sud, verso Muwasi, un’area gremita nel sud della Striscia di Gaza, progettata dall’esercito come zona umanitaria.

L’esercito ha anche ordinato ai tre principali ospedali nel nord di Gaza di evacuare pazienti e personale medico.

La maggior parte dei combattimenti dell’ultima settimana si è concentrata a Jabaliya e dintorni, il più grande campo profughi della Striscia di Gaza. L’area è stata bombardata dai jet da guerra e dall’artiglieria israeliana. I residenti hanno dichiarato di essere rimasti intrappolati nelle loro case e nei loro rifugi.

Nessun aiuto alimentare per Gaza dal primo ottobre

L’agenzia alimentare delle Nazioni Unite (World food program, Wfp) ha dichiarato sabato che nessun aiuto alimentare è entrato nel nord di Gaza dal primo ottobre.

Il Wfp ha dichiarato che il principale valico di frontiera verso l’area devastata dalla guerra è stato chiuso per circa due settimane. L’agenzia ha anche avvertito che l’operazione di terra in corso da parte di Israele avrà un impatto disastroso sulla sicurezza alimentare di migliaia di famiglie palestinesi. “Il nord è praticamente tagliato fuori e non siamo in grado di operare lì”, ha dichiarato Antoine Renard, direttore nazionale del Wfp per i territori palestinesi.

I timori di una crisi alimentari sono aumentati a Gaza circa un mese dopo che un indagine indipendente delle Nazioni Unite sul diritto al cibo ha accusato Israele di condurre una “campagna di fame” contro i palestinesi. Israele ha negato tali accuse e ha insistito sul fatto che ha permesso l’ingresso di cibo e altri aiuti a Gaza in quantità significative.

“Israele non ha interrotto l’ingresso o il coordinamento degli aiuti umanitari che entrano dal suo territorio nel nord della Striscia di Gaza. Come prova, gli aiuti umanitari coordinati dal Cogat e dalle organizzazioni internazionali continueranno ad entrare nella Striscia di Gaza settentrionale anche nei prossimi giorni”, ha dichiarato mercoledì il Cogat, l’organismo militare israeliano che supervisiona la distribuzione degli aiuti, in un comunicato.

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Non ci sono più punti di distribuzione cibo del Wfp a Gaza

Il Wfp ha dichiarato che i suoi punti di distribuzione di cibo, così come le cucine e le panetterie nel nord di Gaza, sono stati costretti a chiudere a causa degli attacchi aerei, delle operazioni militari di terra e degli ordini di evacuazione.

L’unica panetteria funzionante nel nord di Gaza, sostenuta dal Wfp, ha preso fuoco dopo essere stata colpita da una munizione esplosiva. Il Wfp ha dichiarato che le ultime scorte alimentari rimaste nel nord, tra cui cibo in scatola, farina di grano, biscotti ad alto contenuto energetico e integratori alimentari, sono state distribuite a rifugi, strutture sanitarie e cucine nella città di Gaza e in tre rifugi nelle aree settentrionali. Non è chiaro quanto dureranno queste limitate forniture alimentari, ma si avverte che le conseguenze per le famiglie in fuga saranno terribili se l’escalation continuerà.

Campi dello Stato Islamico in Siria colpiti da attacchi aerei statunitensi

L’esercito statunitense ha dichiarato di aver condotto una serie di attacchi aerei contro diversi campi in Siria appartenenti al gruppo del cosiddetto Stato Islamico (Isis).

Il Comando centrale degli Stati Uniti ha dichiarato che gli attacchi di venerdì “interromperanno la capacità dell’Isis di pianificare, organizzare e condurre attacchi contro gli Stati Uniti, i suoi alleati e partner e i civili in tutta la regione e oltre”. Ha dichiarato che la valutazione dei danni della battaglia era in corso e non includeva le vittime civili.

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In Siria sono presenti circa 900 forze statunitensi, insieme a un numero imprecisato di contractor, per lo più nel tentativo di prevenire qualsiasi ritorno del gruppo estremista Isis, che nel 2014 ha attraversato l’Iraq e la Siria, prendendo il controllo di ampie porzioni di territorio.



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