Perché si dice “mangiare la foglia”?

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Qualcuno lo avrà detto, qualcun altro se lo sarà sentito dire: il risultato non cambia. Chi ha mangiato la foglia è un passo avanti a tutti, perché ha intuito ciò che non è palese, una situazione nascosta o un inganno. Insomma, grazie all’astuzia e a un cervello che lavora bene è riuscito a comprendere il vero significato di quello che sta accadendo attorno a lui. “Mangiare la foglia” è un’altra di quelle espressioni molto popolari che si legano al mondo del cibo di cui nonostante l’uso frequente non se ne conoscono le origini. Se per certe espressioni e proverbi è più semplice percorrere a ritroso le genealogia, per esempio “nella botte piccola c’è il vino buono” o “fare la scarpetta”, in questo caso la provenienza è più fumosa, con diverse ipotesi che vengono prese in considerazione. Vediamo quali sono le più gettonate.

Mangiare la foglia: tra Ulisse, bachi da seta e pecore

Torniamo indietro nell’antica Grecia e al mito di Ulisse narrato nell’Odissea: è noto che Circe trasformava gli uomini in maiali, ma che l’eroe acheo riuscì a sfuggire alla metamorfosi che aveva colpito i suoi compagni. Come? Grazie all’intervento del dio Mercurio, che gli porse una pianta non ben identificata chiamata “moli” o “moly” come antidoto contro la pozione che gli avrebbe offerto di bere la maga da lì a poco. Mangiando quest’erba quindi, Ulisse non si trasforma e non cade nel tranello.

Altre ipotesi si legano al mondo contadino e pastorale, che sappiamo essere prolifico di detti derivanti dalla natura, dalla religione e dalla superstizione. Qui, per primi entrano in scena i bachi da seta: osservando il loro comportamento, si riteneva che assaggiassero le foglie per capire se fossero commestibili. In realtà non c’è nessuna prova scientifica di questo “test”, ma la credenza può avere fondamento nel fatto che i bachi da seta si nutrono esclusivamente di foglie di gelso e che quindi le selezionavano rispetto a quelle di piante diverse.

Lo stesso comportamento si riscontra negli animali da pascolo: molti erbivori, come per esempio le pecore, fanno una cernita dell’erba che hanno a disposizione, scegliendo quella che è più adatta alla loro nutrizione, distinguendo quindi ciò che è buono da ciò che non lo è. Sempre restando tra bovini, ovini e caprini, un’altra teoria si lega al diventare “grandi”: quando smettono di bere il latte materno, iniziano a cibarsi delle foglie d’erba, segno del passaggio all’età adulta. In questo contesto, ecco che “mangiare la foglia” diventa sinonimo di acquisire saggezza e consapevolezza, lasciandosi alla spalle una certa ingenuità.



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