La guerra ibrida del Cremlino tra tangenti e interferenze oscura il referendum della Moldova sull’Ue


Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Secondo i funzionari europei, le campagne di disinformazione e gli schemi di acquisto dei voti rischiano di compromettere l’integrità del voto della Moldova del 20 ottobre prossimo

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Domenica i moldavi saranno chiamati alle urne per esprimere due voti considerati cruciali per il futuro del Paese dell’Europa orientale.

Le elezioni presidenziali, in cui l’attuale presidente pro-Ue Maia Sandu si candida per la rielezione, coincideranno con un referendum sulla candidatura della Moldova all’adesione all’Ue. Un “sì” all’adesione all’Ue vedrebbe il governo di Chișinău inserire la richiesta nella costituzione del Paese, cementando il suo percorso nell’Unione.

Ma la Moldova è nel mezzo del fuoco incrociato della guerra di informazione che contrappone l’adesione all’Ue a un più stretto allineamento con la Russia. Gli europeisti temono che le tecniche di guerra ibrida del Cremlino possano influenzare il voto.

“La Russia non sta risparmiando sforzi per sovvertire i processi elettorali in Moldova”, ha dichiarato lunedì il capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell.

La Russia tenta di influenzare il voto nel referendum di adesione della Moldova all’Ue

All’inizio del mese, le autorità moldave hanno avvertito che circa 14 milioni di euro di fondi russi erano stati versati direttamente sui conti di 130mila moldavi nel tentativo di comprare i loro voti. L’oligarca filorusso Ilan Shor, noto per aver guidato le operazioni segrete del Cremlino in Moldavia, ha anche offerto pubblicamente denaro in cambio di voti contrari all’integrazione nell’Ue.

Chișinău stima che la Russia abbia speso complessivamente fino a cento milioni di euro per minare il processo elettorale, anche attraverso campagne coordinate di disinformazione volte a influenzare o sopprimere il voto. “Questo è ciò che fa la Russia. È il suo modus operandi”, ha dichiarato a Euronews James Nixey, responsabile del Programma Russia ed Eurasia presso il think tank Chatham House.

“Ciò che contraddistingue la Moldova è che la società nel suo complesso è ragionevolmente divisa, o perlomeno ambivalente sul fatto di volersi dirigere verso l’abbraccio dell’Europa o tornare nell’orbita della Russia. Questo dà alla Russia un terreno fertile con cui giocare”, ha aggiunto.

Secondo i sondaggi, il sostegno dei moldavi all’adesione all’Ue si aggira intorno al 60 per cento. Affinché il referendum sia considerato valido è necessaria un’affluenza del 33 per cento, il che significa che molte campagne sostenute dai russi si sono concentrate sul dissuadere gli elettori dal recarsi alle urne.

“Secondo Ondrej Ditrych, analista senior dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza dell’Ue (Euiss), il mancato raggiungimento della soglia di affluenza rappresenterebbe un fallimento per il governo moldavo e, in linea di principio, è un obiettivo più facilmente raggiungibile per la Russia rispetto alla garanzia di un ‘no’ all’adesione all’Ue”.

Ma il presidente della delegazione moldava del Parlamento europeo, Siegfried Mureșan, afferma che l’incrollabile sostegno dell’Ue a Chișinău supererà la guerra di informazione del Cremlino.

“È chiaro che le autorità moldave hanno la capacità di organizzare elezioni libere e democratiche. Queste elezioni saranno monitorate molto attentamente”, ha dichiarato Mureșan. “Credo che qualsiasi tentativo isolato di influenzare l’esito delle elezioni sarà identificato correttamente dalle autorità moldave”.

L’allargamento dell’Ue diventa un imperativo geopolitico

La guerra in Ucraina ha trasformato l’arena politica moldava, con i partiti che prima invocavano una relazione reciprocamente vantaggiosa con la Russia che ora prendono le distanze dal Cremlino. Ha cambiato anche l’umore a Bruxelles, dove i funzionari vedono ora l’adesione della Moldavia e di altri Paesi candidati all’Ue come un imperativo geopolitico.

La profonda influenza della Russia nella regione separatista della Transnistria, che fiancheggia il confine orientale della Moldova con l’Ucraina, in passato rendeva l’adesione del Paese all’Ue “profondamente problematica, al limite dell’impossibile”, ha spiegato Nixey. Mosca ha 1.500 truppe di stanza in Transnistria e i ribelli filorussi nel territorio hanno fatto sì che rimanesse saldamente nell’orbita della Russia.

“Penso che l’Ue abbia deciso collettivamente, anche se non all’unanimità (…) che è fattibile. L’Ue ha deciso di superare le difficoltà (della Transnistria) per proteggere la Moldavia”, ha spiegato Nixey.

Il Cremlino ha anche recentemente intensificato i suoi sforzi per destabilizzare la Moldova attraverso la piccola regione autonoma della Gagauzia, a sud. Lunedì l’Ue ha sanzionato il leader gagauzo Evghenia Guțu, accusato di promuovere il separatismo.

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Alla domanda se queste regioni possano ostacolare il cammino della Moldavia verso l’Ue, l’eurodeputato Mureșan ha risposto a Euronews che “la risposta semplice è no”. “L’integrazione della Repubblica di Moldova nell’Ue porta benefici a tutti i cittadini del Paese, indipendentemente dalle zone in cui vivono”, ha dichiarato.

L’Unione conta su una spinta agli investimenti per portare i benefici dell’adesione all’Ue ai cittadini di tutto il Paese. La scorsa settimana, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato un pacchetto di finanziamenti da 1,8 miliardi di euro, il più grande finanziamento dell’Ue alla Moldova dalla sua indipendenza, per sostenere il percorso del Paese verso l’adesione all’Ue.

Una volta approvato, la Moldova riceverà tranche di denaro ogni sei mesi, a condizione di attuare riforme giudiziarie ed economiche fondamentali.

Come funziona la guerra di disinformazione della Russia

Ma l’Ue sa di essere alle prese con un rivale in Russia che sta esplorando una gamma completa di tecniche di guerra ibrida per destabilizzare il Paese. In vista del voto del 20 ottobre, Mosca ha rivolto la sua guerra dell’informazione ai cittadini moldavi, utilizzando le piattaforme social per seminare sfiducia nell’Ue e delegittimare il presidente Sandu.

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L’agenzia di ricerca Check Point ha recentemente svelato una campagna denominata “Operazione MiddleFloor” diretta ai dipendenti pubblici moldavi, in cui documenti contraffatti diffondono false affermazioni sull’adesione all’Ue e mirano a raccogliere i dati personali dei destinatari per preparare il terreno per attacchi malware.

La campagna è in linea con lo schema del Cremlino che utilizza le minoranze per dividere le società. Un documento che sostiene di provenire dalla Commissione europea afferma che la bandiera Lgbtq+ verrebbe issata dagli edifici ministeriali per 12 giorni all’anno se la Moldova diventasse uno Stato membro dell’Ue.

Un’altra e-mail contraffatta sostiene che il governo moldavo sta introducendo un nuovo decreto per “attirare migranti dal Medio Oriente per compensare le perdite sul mercato del lavoro”. La Moldova non è nuova ad attacchi ibridi volti a riportare l’ex repubblica sovietica sotto l’influenza di Mosca.

Nel settembre 2022, mentre il Paese risentiva degli effetti di una crisi energetica provocata dalla guerra della Russia in Ucraina, le proteste fomentate dal partito filorusso Șor, ormai messo al bando, hanno esercitato pressioni sul governo filo-Ue di Maia Sandu. In seguito è emerso che i manifestanti erano stati pagati da procuratori del Cremlino per partecipare.

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Le attività del Cremlino si concentrano intorno agli eventi elettorali chiave, rendendo il voto di domenica vulnerabile alle interferenze. “La Russia ha cercato di minare i processi di modernizzazione e di riforma nella Repubblica di Moldova per 30 anni”, ha spiegato Mureșan, aggiungendo che negli ultimi anni, tuttavia, “non è riuscita a trattenere la Moldova nel suo percorso di integrazione europea”.

Sandu, che è stata eletta presidente nel dicembre 2020, ha fatto dell’integrazione della Moldavia nell’Ue il punto centrale del suo mandato. Attualmente è in testa ai sondaggi con circa il 30 per cento delle intenzioni di voto, ma potrebbe trovarsi di fronte a una dura resa dei conti se il voto dovesse andare al secondo turno, dove il suo avversario potrebbe radunare gli elettori per bloccare la sua rielezione.



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