AlBudaiwi, segretario del Ccg: “I Paesi del Golfo sostengono il dialogo”


Medio Oriente, Russia, energia e rapporti commerciali: sono i temi dell’intervista con Jarem AlBudaiwi, segreatario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo, ospite di The Europe Conversation

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Mentre la guerra in Medio Oriente entra in una nuova pericolosa fase, l’Ue ha tenuto il suo primo vertice con il Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg). Europe Conversation ha incontrato il segretario generale del Consiglio, Jasem AlBudaiwi, per parlare dell’agenda, di commercio, di sicurezza globale e dei rinnovati sforzi per una soluzione a due Stati per Israele e Palestina.

Sono molti i temi all’ordine del giorno del primo vertice di cooperazione del Golfo dell’Ue: sicurezza, riscaldamento globale e così via. Ma vorrei iniziare dal Medio Oriente, visto che ci troviamo in un momento molto pericoloso. Assistiamo a continui attacchi di Hezbollah e dell’Iran contro Israele. Assistiamo a sofferenze incommensurabili a Gaza e anche in Libano. Può dirmi qual è stato e quale può essere, secondo lei, il ruolo dell’Ue in questo contesto?

Sicuramente l’Ue è stata un partner responsabile e la ringraziamo per il suo ruolo nel cercare di convincere la parte israeliana ad astenersi da azioni contro la popolazione palestinese e contro il Libano. L’Ue ha aiutato il popolo palestinese. Ci sono molti membri che ammiriamo e apprezziamo molto che hanno riconosciuto lo Stato palestinese. Ci auguriamo che i membri dell’Ue, tutti e 27, si impegnino per il riconoscimento della Palestina. Questo sarebbe davvero d’aiuto.

L’Ue ha avuto successo nel parlare con Israele? Molti sottolineano il fatto che l’Ue è fortemente divisa su questo tema.

Qualcuno nella comunità internazionale è riuscito a convincere il governo israeliano ad astenersi da questa azione? Purtroppo no. Il governo israeliano continua la sua politica e la sua azione militare contro i civili in Palestina e in Libano. Gli attacchi continuano. La Corte internazionale di giustizia e l’Onu li ha invitati a fermarsi. Ogni singolo Paese del mondo ha chiesto a Israele di fermarsi. Non l’hanno fatto. Non possiamo esercitare questa pressione su un gruppo di persone, un gruppo di Paesi o un Paese.

Apprezza il fatto che alcuni Stati membri dell’Ue vendano armi a Israele?

È qualcosa che non riguarda solo l’Ue, è una questione globale. Vendere armi a Israele in questo momento è una cosa pericolosa. Stanno affrontando la questione con una mente orientata alla vendetta. Ce lo dice il signor Joseph Borrell: ha usato questa terminologia La vendetta non porta da nessuna parte. Dovete fermarvi. Dovete trovare una soluzione pacifica, una soluzione a due Stati, uno Stato israeliano e uno Stato palestinese che vivano fianco a fianco. Questo è ciò che chiede il mondo intero. Questo è ciò che chiediamo noi.

Può dirmi qual è il ruolo dell’Iran in tutto questo? Sostenere Hezbollah, inviare razzi in Israele, sostenere Hamas?

Il Ccg ha invitato ogni singolo attore della regione a una de-escalation. Abbiamo chiesto a tutti di astenersi da qualsiasi attività che possa alimentare il conflitto, che possa far infuriare l’intera regione, che si tratti dell’Iran o di chiunque altro. Abbiamo cercato di parlare con loro, chiedendogli di avviare una de-escalation. La scorsa settimana abbiamo tenuto la prima riunione ministeriale del Ccg con l’Iran. Il messaggio all’Iran è stato chiaro: il Ccg vuole una regione stabile, e noi sentiamo la stessa cosa dall’Iran, che chiede una de-escalation. Chiedono una relazione normale tra il Ccg e l’Iran e tutti gli altri paesi della regione. Questo è ciò che chiediamo. Questo è l’impegno del Ccg.

L’instabilità porterà ovviamente a un aumento del prezzo del petrolio. Quale sarà la reazione del Ccg? Perché l’abbiamo già visto in passato, durante l’invasione russa dell’Ucraina: i prezzi del gas e del petrolio salivano e l’Opec+ si rifiutava di produrre altro petrolio.

Questa non è la prima crisi in Medio Oriente e non è la prima volta che la comunità internazionale affronta la questione della carenza di petrolio. Basta guardare cosa è successo in passato, la Storia è davanti agli occhi di tutti. Potete controllare i numeri. Il Ccg ha svolto varie volte il proprio ruolo a livello regionale e internazionale per assicurarsi che il petrolio fosse fornito a tutti e che abbia un prezzo ragionevole per il venditore e per l’acquirente. Il petrolio è un elemento importante per la formula economica internazionale. Dobbiamo assicurarci che l’offerta sia sufficiente per tutti. Siate certi che il Ccg sarà presente quando la comunità internazionale dovrà affrontare questa sfida.

Quindi aumenteranno la produzione di petrolio?

Faranno tutto il necessario per garantire l’energia a tutti i partner del mondo.

Una delle richieste degli Stati membri dell’Ue durante il vertice con il Consiglio di cooperazione del Golfo è stata quella di un maggiore riconoscimento da parte dei Paesi del Golfo del ruolo della Russia come minaccia alla sicurezza globale. Ma anche, in particolare, come minaccia alla sicurezza dell’Europa. Vedete la Russia come una minaccia per la sicurezza del mondo e riconoscete la sua minaccia per l’Europa, vista la sua invasione su larga scala dell’Ucraina?

Gli Stati membri del Consiglio di cooperazione del Golfo credono nel dialogo. Credono nella diplomazia. Credono in un impegno continuo per il dialogo. Ed è per questo che abbiamo una relazione perfetta con ogni singolo partner nel mondo, che si tratti di Russia, Cina, Stati Uniti, Ue, America Latina, Africa, Asia. Noi teniamo una posizione equidistante e siamo impegnati in un dialogo con tutti. E questo è il messaggio che inviamo a tutti: dobbiamo astenerci dall’uso della forza e usare la diplomazia del dialogo come strumento di discussione. Nessuno dovrebbe usare la forza. Io stesso vengo dal Kuwait e so cosa significa usare la forza. Il mio Paese è sparito in poche ore quando Saddam ha invaso il Kuwait negli anni ’90.

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Ma riconosce la Russia come una minaccia per la sicurezza, visto che sta bombardando ospedali pediatrici per il cancro a Kiev e il dialogo non ha impedito a Putin di invadere l’Ucraina?

C’è un Consiglio di Sicurezza, ci sono le Nazioni Unite dove tutti possiamo andare. È il nostro tribunale. È qui che dovete affrontare questo tipo di questioni. Si va all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si va al Consiglio di Sicurezza e si affrontano. Nessuno dovrebbe essere escluso da una determinata questione o da un determinato dossier. Deve esserci uno sforzo globale, internazionale, nell’affrontare questo tipo di questioni.

Cosa si augura in materia di rapporti commerciali? Se negli accordi commerciali ci fossero clausole relative ai diritti umani e all’uguaglianza di genere, sarebbe un problema?

Non sarà un problema perché siamo molto orgogliosi della nostra situazione in tema di diritti umani. Noi siamo impegnati con l’Ue in un dialogo sui diritti umani. Questo dialogo ha cadenza annuale e vede i funzionari di entrambe le parti impegnati in una discussione molto approfondita ed esaustiva su tutti i temi legati ai diritti umani, al lavoro, all’emancipazione femminile, ai diritti dei bambini, a tutte le questioni. Potete anche verificare con i vostri colleghi europei i risultati di questi dialoghi. Si tengono una volta a Bruxelles e una volta in un Paese del Golfo. C’è anche un’altra sede in cui si discute di diritti umani, ovvero Ginevra, dove ogni Paese viene esaminato ogni cinque anni: l’intera comunità internazionale, non solo l’Ue e il Ccg, esamina ogni Paese e rivede il suo dossier ogni cinque anni. Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti e di aver soddisfatto le richieste e i requisiti della comunità internazionale in materia di diritti umani. Il nostro bilancio è splendido e ne siamo molto orgogliosi.

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Molti potrebbero obiettare che il bilancio è tutt’altro che splendido e che non soddisfa gli standard internazionali quando si tratta di diritti umani di base. Sia che si parli di Arabia Saudita – dove ci sono casi di persone arrestate per dei tweet e frequenti esecuzioni – sia che si parli di Qatar, dove ci sono casi di lavoratori immigrati a cui sono stati tolti i diritti, torture e così via. Ci sono persone che dicono che questi standard sono molto al di sotto dei requisiti internazionali.

Di quali persone parla?

Vari esperti. Basta leggere i rapporti su quei Paesi.

Io contesto questo tipo di rapporti perché non so chi li fa o chi li ha fatti.

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Human Rights Watch, Amnesty International, vari giornalisti…

Io posso parlare del dialogo sui diritti umani che sto avendo con l’Ue e della revisione a cui siamo sottoposti ogni cinque anni a Ginevra. Non so chi abbia dato a queste organizzazioni il diritto o il privilegio di stabilire i parametri per l’intera comunità internazionale in materia di diritti umani. È un dialogo. Ancora una volta, parliamo di dialogo. Non bisogna puntare il dito contro nessuno. Bisogna rispettare le leggi, la cultura e la religione di tutti. Ogni cinque anni, a Ginevra, c’è una nuova revisione. A chi mi dice “questi sono i miei standard per i diritti umani, dovete rispettarli, altrimenti scriverò un rapporto su di voi criticandovi”, rispondo che potete scrivere quello che volete. Sono un membro della comunità internazionale. Rispetterò le richieste della comunità internazionale. Continuerò a impegnarmi per rispettarle e a far notare che la situazione per il Golfo sta diventando ridicola: continuiamo a giustificarci per tutto.



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