apre al riarmo nucleare, poi si rimangia tutto


Questa volta Volodymyr Zelensky sembra aver mostrato preoccupazioni, finora sempre negate, riguardo all’esito del conflitto con la Russia. È successo durante una conferenza stampa in cui il leader di Kiev, apparso estremamente infastidito, ha ribadito la necessità di ricevere più forniture militari dagli alleati e ha manifestato forte disappunto per le riluttanze di alcuni leader occidentali riguardo all’ipotesi di un’adesione dell’Ucraina alla Nato. Zelensky ha ricordato che, nel 1991, l’Ucraina, per ottenere l’indipendenza, aveva accettato un piano per rinunciare alle armi nucleari di cui era in possesso dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, ricevendo precise rassicurazioni “dagli Stati Uniti, dalla Cina, dalla Russia e da altri Stati” che si erano proclamati garanti di questo accordo. “Come possiamo credere ora a questi partner che avrebbero dovuto difendere la nostra integrità territoriale?” ha chiesto polemicamente Zelensky.

Ed è proprio qui che il presidente ucraino ha lasciato sfuggire una frase che ha fatto storcere il naso a molti: “Tutte le potenze nucleari non hanno rispettato questo accordo. Solo l’Ucraina ha rinunciato alle armi nucleari. O ci riarmiamo sul piano nucleare o beneficiamo di un’alleanza tramite la Nato”. Parole che hanno generato un profondo silenzio, raffreddando i rapporti con gli alleati, tanto che Zelensky, qualche ora dopo, in una conferenza stampa al fianco del leader della Nato Mark Rutte, è stato costretto a tornare sull’argomento. Senza smentire la frase, ha aggiunto: “Non costruiremo armi nucleari, non lanciamo e non vogliamo lanciare questo messaggio”.

Zelensky è in confusione: prima striglia gli alleati che ritardano l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e dopo apre al riarmo nucleare di Kiev. Poi, però, si rimangia tutto: “Non costruiremo l’atomica”

Il nervosismo del leader di Kiev appare più che comprensibile, di fronte a un Occidente che sembra perdere interesse per le sorti del suo Paese e ai mancati progressi sull’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea e alla Nato. Non è un caso che, incalzato nel corso di un’intervista concessa al Financial Times, Zelensky abbia ammesso i rumor dei giorni scorsi, secondo cui funzionari occidentali starebbero lavorando a un accordo di pace che vedrebbe Kiev scambiare i territori conquistati dalla Russia con l’adesione alla Nato.

Tuttavia, Zelensky ha precisato che, finora, “nessuno ha discusso questa proposta con l’Ucraina”, probabilmente perché, a suo parere, “hanno paura” di affrontare una tale eventualità con i vertici ucraini. Per questo ha esortato i funzionari a “mettere la proposta sul tavolo apertamente e non tramite terzi”, dichiarandosi aperto a ogni iniziativa di pace – inclusa quella della Cina – a condizione che sia “realistica” e non preveda concessioni territoriali. Si tratta, quindi, di una disponibilità solo apparente, poiché tutti sanno che, viste le condizioni al fronte, per porre fine alle ostilità Kiev dovrà accettare alcune rinunce.

Trump accusa Zelensky di aver causato la guerra. E il Cremlino se la ride

Le dichiarazioni di Zelensky sono state immediatamente commentate – e distorte – da Donald Trump, che, nel tentativo di guadagnare consensi elettorali e fare l’occhiolino all’amico Vladimir Putin, ha avanzato l’inverosimile tesi secondo cui il leader di Kiev sarebbe corresponsabile della guerra. Il tycoon, in un intervento infuocato in cui ha definito Zelensky “il più grande piazzista della Terra”, ha aggiunto che malgrado tutto “non significa che non intenda aiutarlo, perché mi dispiace molto per quelle persone (gli ucraini, ndr). Ma non avrebbe mai dovuto lasciare che quella guerra iniziasse. È una guerra persa”.

Parole che sono state prontamente sfruttate dal Cremlino, con il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev, che ha affermato: “Trump è diventato il primo ex-presidente degli Stati Uniti e candidato alla presidenza a riconoscere che la responsabilità diretta del conflitto militare tra Russia e Ucraina, o meglio, della guerra civile” spetta al leader ucraino “che ha perso ogni legittimità”.

La Russia, intanto, starebbe avanzando sul campo, beneficiando del crescente sostegno di Kim Jong-un che, secondo i servizi di intelligence di Seul, avrebbe autorizzato l’invio di 12.000 soldati, “tra cui quattro brigate delle forze speciali”, già in movimento. Indiscrezioni confermate anche dall’Unione Europea, con il portavoce per gli affari esteri dell’Ue, Peter Stano, che ha dichiarato: “Abbiamo preso nota delle notizie riguardanti il possibile coinvolgimento delle truppe nordcoreane in Ucraina. Se confermato, ciò rappresenterebbe una significativa escalation delle relazioni militari con la Russia, in ulteriore violazione del diritto internazionale”, aggiungendo che la Corea del Nord dovrebbe aspettarsi “una risposta adeguata” da parte dell’Ue e dell’intero Occidente.



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