Stipendi, orario di lavoro ridotto a parità di salari: la proposta unitaria di Pd, M5s e Avs


Le opposizioni ci riprovano. Mentre il campo largo arranca in vista delle elezioni regionali, almeno in Parlamento si tenta di trovare l’unità per incalzare il governo su proposte concrete. Fallito, negli scorsi giorni, l’ennesimo tentativo di introdurre il salario minimo, Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra continuano a martellare sul tema del lavoro, stavolta con una proposta unitaria sugli stipendi, per ridurre l’orario di lavoro a parità di salario.

Sono i leader dei partiti di centrosinistra, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, ad annunciare la presentazione di un testo per la riduzione dell’orario lavorativo senza intaccare gli stipendi: “Lavorare meglio, vivere meglio. La proposta unitaria che abbiamo depositato alla Camera sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario parla del futuro dell’Italia”, affermano i leader di partito.

Stipendi, la proposta di Pd, M5s e Avs: orario ridotto a parità di salario

Sul tema sono già diverse le proposte di legge presentate in Parlamento, peraltro anche dalle stesse forze politiche che ora hanno rilanciato il tema. Adesso il testo diventa unitario e, come spiegano i leader delle opposizioni di centrosinistra, la speranza è di “aprire questa discussione, perché anche solo un posto di lavoro in più, un’ora o un giorno in più di tempo liberato conta”. La proposta prevede di avviare, “come avvenuto in altri Paesi europei, un triennio di sostegno incentivato – con il concorso decisivo delle parti sociali – con l’obiettivo di arrivare al 2028 a una riduzione complessiva dell’orario”.

Lo scopo è quello di difendere l’occupazione “davanti alla rivoluzione tecnologica che rischia di bruciare migliaia di posti di lavoro. Ma non solo: crediamo che il lavoro debba essere ripensato mettendo al centro la felicità di ciascuno, il diritto di tutte le persone non solo a un lavoro dignitoso e di qualità, ma anche alla fruizione del tempo libero, alla cura degli affetti, della socialità, della partecipazione civica”.

Quantità e qualità

Uno dei punto da cui partono i proponenti riguarda il fatto che in Italia “si lavora troppo o troppo poco”, ragione per cui è arrivato il momento di “stimolare – innanzitutto partendo dalle piccole imprese – una nuova stagione di contratti che prevedano una redistribuzione del lavoro e una diversa conciliazione tra tempi di vita e lavoro, che liberino lo spazio anche per la formazione come diritto soggettivo, che sostengano la produttività, il cui principale ostacolo è proprio il ricorso al lavoro precario, sottopagato, dai carichi insostenibili e la scarsa propensione all’innovazione di processo e di prodotto”.

La proposta segue il dibattito che da ormai un paio di anni si è aperto in Europa sulla settimana lavorativa di quattro giorni, con diverse sperimentazioni che hanno già mostrato il loro successo. Inoltre, Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli sottolineano che questa operazione avrebbe un vantaggio doppio, “occupazionale e ambientale”. Ora la palla passa alla maggioranza, che dovrà decidere se aprire un confronto sul tema o se lanciarla anche stavolta in tribuna.



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