Speranze e timori legati all’intelligenza artificiale: come cambierà il mondo del lavoro?


L’intelligenza artificiale genera speranze e preoccupazioni in tutta l’Ue. Chi sono i potenziali vincitori di questa nuova rivoluzione digitale in atto? E chi gli sconfitti? Il nostro reporter Julián López Gómez è stato in Austria e in Estonia per cercare di scoprirlo

Circa tre quarti dei dipendenti europei hanno già avuto un’esperienza pratica con l’intelligenza artificiale (IA): permette di sviluppare nuovi strumenti di realtà virtuale; aiuta a trascrivere manoscritti medievali; contribuisce alla progettazione di veicoli autonomi o di edifici futuristici. Il suo utilizzo, però, sta suscitando preoccupazioni nelle scuole e nelle università, mentre i sindacati temono il suo effetto su alcune nicchie del mercato del lavoro.

Anche gli artisti devono fare i conti con il crescente utilizzo dell’IA in ambito creativo. L’artista Renate Pittroff ha recentemente chiesto a diversi strumenti di IA generativa idee per un evento culturale lungo un canale di Vienna. Gli artisti hanno poi utilizzato i testi suggeriti dall’IA, per quanto eccentrici potessero sembrare, per dare vita a una mostra audiovisiva.

“Quello che spaventa dell’IA è il suo potenziale di rimodellare la realtà come l’abbiamo conosciuta finora – dice Pittroff -. Può essere qualcosa di grandioso, ma anche qualcosa di molto negativo. È decisivo farne un buon uso. Ciò che è molto importante è che le persone siano molto consapevoli di ciò che fanno con l’intelligenza artificiale”.

Lo stesso stato d’animo si respira nei laboratori di robotica e realtà virtuale della TU Wien, l’Università tecnica di Vienna. Qui i ricercatori si affidano molto agli strumenti di IA per sviluppare robot progettati, ad esempio, per disegnare autonomamente mappe degli interni degli edifici dove l’uomo non può arrivare, contribuendo potenzialmente a salvare vite umane durante le operazioni di salvataggio.

“Mia madre utilizzava l’intelligenza artificiale per aiutarla a scrivere lettere, e aveva 85 anni. Ma c’è anche il timore che le persone perdano il lavoro, ovviamente, e che l’intelligenza artificiale prenda il sopravvento su tutto – ha detto Hannes Kaufmann, Professore Ordinario di Realtà Virtuale e Aumentata dell’Università tecnica di Vienna -. Dobbiamo anche considerare a cosa serve: per cosa possiamo usarla? E come la applichiamo? Va usata con saggezza, in ambiti dove può migliorare il nostro lavoro, ma no va usata alla cieca”.

L’IA sta già contribuendo alla creazione di migliaia di posti di lavoro. A Tallinn una start-up ha sviluppato dei chatbot che consentono alle grandi aziende di contattare simultaneamente migliaia di fornitori e di negoziare contratti più vantaggiosi. La start-up impiega attualmente 100 persone. “Adattarsi alle nuove tecnologie è un rischio per gli affari e per la vita delle persone, perché è qualcosa di cui non si conosce il risultato – ha detto il suo amministratore delegato, Kaspar Korjus -. D’altra parte la domanda è: è più rischioso che non fare nulla?”.

Questa rapida innovazione guidata dall’IA è già una realtà per molti. Una delle più grandi agenzie di traduzione dell’Estonia impiega circa 40 persone tra personale e freelance. I lavoratori non temono necessariamente per il loro lavoro. Ma si rendono conto di come l’IA stia già rimodellando le loro condizioni di lavoro. “Le macchine traducono molto più velocemente – ha spiegato Marge Žordania, responsabile delle traduzioni mediche -. Quindi i traduttori devono gestire più testo, più velocemente. Ma poiché la macchina fa la metà del lavoro o anche di più, vengono pagati di meno, per cui devono lavorare di più e vengono pagati di meno: è molto frustrante”.

Due intervistati su tre di un recente sondaggio hanno dichiarato di temere che, con l’affermarsi dell’IA in Europa, saranno necessari meno lavoratori. Ma non è ancora chiaro in che misura questa nuova tecnologia influenzerà la vita lavorativa quotidiana delle aziende e dei dipendenti in tutto il continente.



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