Crisi industria automobilistica: in migliaia in piazza a Roma


La crisi del settore automotive rischia di provocare effetti devastanti per la produzione e l’occupazione. I sindacati del settore chiedono urgenti risposte da parte dell’Unione europea, del governo italiano, di Stellantis e delle aziende della componentistica

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Ventimila tra rappresentanti delle sigle sindacali italiane, lavoratori di Stellantis e quelli delle aziende che si occupano di componentistica, hanno manifestato venerdì a Roma per difendere l’occupazione, il lavoro e per rilanciare il futuro dell’industria dell’auto in Italia e in Europa. Tra le richieste rivolte al governo e all’Unione europea l’impegno ad affrontare quella che descrivono come una crisi senza precedenti

All’appello si sono uniti anche sindacati e organizzazioni di diversi Paesi tra cui Stati Uniti, Francia, Spagna e Belgio, a dimostrazione che il malcontento ha raggiunto livelli senza precedenti in tutto il mondo. Una crisi del settore, dicono, dovuta a diversi fattori ma che soprattutto va avanti da troppo tempo. 

“La situazione sta precipitando – ha dichiarato Ferdinando Uliano di Fim Cisl a Euronews -. I volumi stanno calando e non arriviamo neanche a 500mila veicoli in questo Paese, cosa che non accadeva dal 1956. C’è una situazione di perdita occupazionale di oltre 12.000 lavoratori in tre anni.Si fa più cassa integrazione che lavoro, la Presidenza del consiglio convochi l’amministratore delegato e i sindacati per mettere insieme investimenti e aiuti al settore”.  

Crisi settore auto: cosa chiedono i sindacati

Chiediamo al governo un piano industriale per il nostro Paese, ha detto Michele De Palma, Segretario Generale Fiom, “significa fare un accordo con Tavares e con tutte le aziende che fanno componentistica per sostenere la transizione garantendo l’occupazione”.  

“Quello che sta succedendo in Stellantis è molto grave“, ha affermato Giuseppe D’Alterio, dipendente dell’azienda. “Tutte le richieste vengono gestite dall’estero. Le auto prodotte ora vanno in Spagna, Marocco, Polonia e siamo molto preoccupati”. 

Anche l’impatto del Green Deal europeo ha avuto delle conseguenze: “Chiediamo al governo e all’Ue di posticipare l’attuazione del Green Deal al 2035 – ha dichiarato D’Alterio -. Non siamo ancora pronti a produrre auto elettriche in Italia”. 

La crisi che il settore sta attraversando non riguarda solo l’Italia: a Roma anche un rappresentante sindacale del Belgio con un cartello con la scritta “Ue, svegliati! Stiamo perdendo la nostra industria”.

“Tutti gli europei e tutti i governi devono tutelare l’occupazione – ha dichiarato Sadek Rafai del sindacato Csc a Euronews -. In Italia, Francia, Belgio e Germania è cruciale usare i soldi per proteggere i posti di lavoro invece di investirli in guerre”. 

Quando il corteo ha raggiunto Piazza del Popolo a Roma, in diversi hanno preso la parola dal palco. Tra loro Judith Kirton Darling, Segretario Generale di IndustriAll Europe, la quale ha dichiarato che la causa per cui i lavoratori italiani stanno lottando è condivisa da molti altri nel resto di Europa. 

“Sarebbe una vergogna per l’Europa se perdessimo tale competenza industriale, posti di lavoro qualificati e tutta l’innovazione che proviene dall’industria italiana dell’automotive. Quindi la lotta in Italia è anche la nostra lotta. Per questo chiediamo con forza un piano industriale europeo e un piano di investimenti per affrontare la crisi”, ha dichiarato Darling a Euronews. 

Il Ceo di Stellantis, Tavares, ha affermato che a determinare un aumento dei costi di produzione sono le regole vigenti introdotte dall’Ue sulle emissioni. Intanto I principali partiti di opposizione in Italia hanno chiesto al Presidente di Stellantis, John Elkann, di riferire in Parlamento circa le garanzie sul piano dell’occupazione e su quello della produzione. 



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