Che bel giudice

L’editoriale di Marco Travaglio

Che bel giudice

Attesa con la suspense che un tempo si riservava alla Pizia di Delfi, Marina Berlusconi ha emesso ben due oracoli. 1) “Ho apprezzato molto il governo per la messa in sicurezza dei conti”. 2) “Certi giudici non sono nemici di Giorgia Meloni o di Silvio Berlusconi, ma di tutto il paese”. Come tutti gli oracoli, anche questi vanno decrittati e tradotti in italiano. 1) Quando la Marina mercantile dice “la messa in sicurezza dei conti”, parla di quelli di Mediolanum, scampata alla tassa sugli extraprofitti grazie alla strenua resistenza del partigiano Tajani e alla tempra di pastafrolla della Meloni. 2) Quando dice “certi giudici” si riferisce a quelli incorruttibili e quando dice “paese” intende Arcore o Segrate. Fino al 1996, quando esplose lo scandalo Mondadori, si pensava che l’unico giudice amato da B. e famiglia fosse Santi Licheri, quello di Forum. Poi, grazie a Stefania Ariosto, venne fuori una lista di giudici a libro paga della Fininvest, che si vendevano le sentenze un tanto al chilo. Il più amato era Vittorio Metta della Corte d’appello di Roma, che in pochi mesi tra il 1990 e il 1991 incassò almeno 400 milioni di lire in contanti dagli avvocati Previti, Pacifico e Acampora in cambio di due sentenze favorevoli a due loro clienti (poi andò a lavorare nello studio Previti). La prima costrinse l’Imi, cioè lo Stato, a sborsare quasi mille miliardi di lire non dovuti alla Sir del petroliere Nino Rovelli. La seconda soffiò il primo gruppo editoriale italiano – la Mondadori – al legittimo proprietario Carlo De Benedetti per girarlo a quello illegittimo: la Fininvest di B., che poi ne affidò la presidenza alla figlia Marina. La quale tuttoggi presiede la refurtiva, dopo aver pagato all’Ingegnere derubato un risarcimento fissato dalla Cassazione in 540.141.059,32 euro.

Perciò è molto attenta a non prendersela con tutti i giudici, altrimenti la famiglia Metta potrebbe aversene a male: ce l’ha solo con “certi giudici”, quelli che non si fanno corrompere in contanti come Metta, o estero su estero in Svizzera come diversi altri. In un Paese almeno decente, i deliri di questa spudorata verrebbero accolti da indifferenza mista a pernacchie. In Italia, ad ascoltare la Marina mercantile mentre inaugurava il Mondadori Bookstore di Roma, c’erano nugoli di giornalisti, che hanno evitato di ricordarle da dove viene la sua azienda e chi erano e quanto prendevano i giudici amici del paese. E c’era mezzo governo: i ministri Nordio, Casellati e Musumeci, viceministri, sottosegretari, leader e capigruppo, fieri di sedere accanto a Dell’Utri, pregiudicato per mafia, e a Gianni Letta, prescritto per finanziamento illecito. Mancavano i giudici buoni, prematuramente scomparsi. Bei tempi quando, per distinguerli dai cattivi, bastava l’Iban.

Leggi tutto ↣ : Che bel giudice – Il Fatto Quotidiano

Views: 196

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*