Ominicchi e lenticchie

L’editoriale di Marco Travaglio

Ominicchi e lenticchie

Al ministero della Cultura dev’esserci un virus che fa impazzire tutti. Per decenni, di quel dicastero, s’è parlato poco o nulla. Vi si sono alternati ministri di vari colori (inclusi quelli di centrodestra nei tre governi B., per oltre nove anni) e nessuno s’è mai accorto di egemonie culturali di destra o di sinistra: si badava a sistemare amici, come avevano fatto per quasi mezzo secolo la Dc&C., che alla cultura preferivano le banche. Poi sono arrivati i melones e ci hanno raccontato, ma soprattutto si sono raccontati, che dopo 70 anni di comunismo (peraltro mai visti: il più a sinistra era Franceschini) si cambiava egemonia. E ci han mandato Sangiuliano, che è scivolato sulla Boccia di banana e, levandogli il “San” e l’“ano”, è sbucato Giuli. Se dovessimo spiegare a uno straniero, o a un italiano che ha altro da fare, cosa diavolo succede, preferiremmo arrenderci. Mission impossible. Giuli s’è portato dietro dal museo Maxxi il capo di gabinetto Francesco Spano, di area Pd e gay dichiarato con tanto di marito (anche lui consulente per pochi spicci al Maxxi, ma dai tempi della Melandri). E dalle migliori accademie di FdI, quelle che lavorano giorno e notte alla nuova egemonia culturale, s’è levato un solo grido di battaglia: “A frociooo!”. Sistemare sorelle e cognati è cosa buona e giusta. Ma nominare un “pederasta”, capace o incapace che sia, questo no. Qui la storia s’ingarbuglia e non si capisce più nulla, se non che Report annuncia un “nuovo caso Boccia” al Mic e tutti i giornali di destra iniziano a tifare Ranucci (c’è sempre una prima volta) contro Spano, mentre nelle chat di FdI si insinua che costui abbia una storia con un meloniano. Spano si dimette, Giuli minaccia di seguirlo, la Meloni lo trattiene e la sorella di Giuli (sì, c’è anche una sorella di Giuli, all’ufficio stampa di FdI alla Camera) litiga pubblicamente con Mollicone, noto per l’epica battaglia contro Peppa Pig – celebre agit prop del gender – e dunque presidente della commissione Cultura. Anche Fazzolari fa qualcosa, ma boh. E si tira in ballo pure Arianna Meloni, che però c’entra sempre e si porta su tutto. La sorella Giorgia, sempre spiritosa, dice che “c’è un po’ di nervosismo nel partito”. Alla faccia.

In tutto questo, nessuno capisce di cosa si sta parlando, chi ha fatto cosa, perché tizio si dimette e caio vuole seguirlo. Se non che fratelli, sorelle e cognati d’Italia fanno, come sempre, tutto da soli: la magistratura nemica del popolo non c’entra, e tantomeno la feroce opposizione e la terribile stampa spiona. Se ci fossero mega-torte da spartire o maxi-scandali da coprire, uno capirebbe: ma qui c’è solo la fame atavica di un termitaio di ominicchi e ominicchie che si sbranano per un piatto di lenticchie. Che poi è la cifra di questo governo: il nulla.

Sorgente ↣ : Ominicchi e lenticchie – Il Fatto Quotidiano

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