Il Grillo di Elly

L’editoriale di Marco Travaglio

Il Grillo di Elly

Chi fosse dotato di un pizzico di memoria ricorderà quando e perché i 5 Stelle, fondati da Grillo e Casaleggio sr. il 4 ottobre 2009 come movimento civico per i Comuni e le Regioni, iniziarono a pensare alle elezioni nazionali fra mille dubbi di Beppe. Era l’8 febbraio 2010 e fino ad allora i due guru appoggiavano l’Italia dei Valori di Di Pietro, di cui Gianroberto curava la comunicazione web e non solo per gli aspetti tecnici. L’anno precedente, con il blog, avevano contribuito a far eleggere al Parlamento europeo due indipendenti nelle liste Idv: Luigi de Magistris e Sonia Alfano. Poi quel giorno Tonino annunciò l’appoggio a Vincenzo De Luca, ex sindaco plurimputato di Salerno, che il Pd candidava a presidente della Campania contro il forzista Caldoro e il grillino Fico. Casaleggio gli levò il saluto e Grillo lo fulminò sul blog: “Mi sono svegliato con un senso di nausea. Per un partito che ha fatto delle mani pulite la sua bandiera, uno come De Luca rappresenta un suicidio politico. Chi ha le mani sporche potrà dire che Di Pietro è uguale agli altri… Ma non è uguale agli altri. E allora perché dilapidare un patrimonio di consensi per un signore con due processi pesantissimi in corso? Era meglio Bassolino, che di processo ne ha uno solo ed è anche più simpatico…”.

 

Oggi, 14 anni e mezzo dopo, De Luca ha 75 anni suonati e aspira al terzo mandato contro la legge. Elly Schlein, eletta segretaria al grido “fuori i cacicchi e i capibastone”, si è ben guardata dal metterlo fuori, ma dopo mille traccheggiamenti e fumisterie ha finalmente detto una cosa chiara a netta: no al terzo mandato, per De Luca e chiunque altro. Quello l’ha sbeffeggiata e il Pd campano ha scelto lui contro di lei: ieri in commissione i consiglieri regionali dem han fatto marameo a Elly che chiedeva un rinvio e obbedito a Don Vicienz, votando la norma che spiana la strada alla sua monarchia assoluta ed ereditaria (i due figli si scaldano a bordo campo). In un partito normale, dinanzi a un simile atto di insubordinazione, scatterebbero le espulsioni. Vedremo se la Schlein sarà una volta tanto coerente o farà anche stavolta buon viso. Finisce così, dopo cinque giorni dalle Regionali liguri, la leggenda che vuole i 5 Stelle morenti in perenne rissa e caos fra Conte e Grillo e il Pd in ottima salute, unito e compatto attorno alla segretaria. Certo, al momento la partita dei consensi la stravince il Pd. Ma Grillo non sposta più un voto, mentre in Campania De Luca è il Pd. Se si candida contro il Pd, forse non vince, ma di sicuro lo fa perdere. Che farà Elly? Accompagnerà alla porta la sua mina vagante come sta facendo Conte con Grillo, o abbozzerà con l’ennesima supercazzola? È quando il gioco si fa duro che si distinguono i veri leader dai quaquaraquà.

 

Sorgente ↣ : Il Grillo di Elly – Il Fatto Quotidiano

 

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