Usa, Trump accusa retorica Harris e Biden per presunto attentato, “Dio vuole che sia il presidente”


L’ex presidente si è scagliato contro Joe Biden e Kamala Harris per la loro presunta retorica incendiaria. L’uomo che era pronto a sparare, Ryan Routh, rischia ora fino a 20 anni di carcere. Il direttore ad interim del Secret Service: “Routh non ha sparato né a Trump né ad agenti”

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“Dio vuole che io sia il presidente degli Stati Uniti“, ha detto il candidato alla Casa Bianca Donald Trump nella notte italiana di lunedì parlando in diretta su X all’indomani del presunto nuovo attentato contro di lui

L’ex presidente ha attaccato i due attentatori, quello di luglio in Pennsylvania e quello della Florida, definendoli “estremisti di sinistra”. L’affermazione per il momento non ha però trovato riscontri, i profili di entrambi gli uomini portano invece a considerarli persone disturbate e con l’ossessione delle armi. Nel corso della diretta sul social di Elon Musk, Trump ha ha elogiato “l’eccellente lavoro” svolto dagli agenti del Sercret Service e ha ringraziato Biden per la telefonata durante la quale ha proposto un rafforzamento della sua sicurezza: “È stato molto gentile, mi ha chiesto se avessi bisogno di più agenti”.

Trump non ha mancato l’occasione per ripetere le accuse nei confronti di Biden e Harris: ad aver provocato gli attentati, a suo giudizio, sarebbe infatti stata “la retorica” dei suoi avversari politici. In un’intervista a Fox News Digital l’ex presidente Usa ha direttamente accusato il presidente e la sua vice per il possibile attentato in Florida. “Credeva alla retorica di Biden e Harris e ha agito di conseguenza”, ha detto Trump, riferendosi al sospetto assalitore Ryan Wesley Routh, che ha puntato la canna di un fucile AK-47 da un buco nella rete di recinzione del campo.

Nessun colpo sparato dal presunto attentatore di Trump

Il 58enne Ryan Routh, arrestato con l’accusa di avere pianificato di assassinare Donald Trump in Florida, non aveva una visuale chiara sull’ex presidente e non ha sparato con la sua arma. Lo ha riferito il direttore ad interim del Secret Service Ronald Rowe.

L’uomo originario della Carolina del Nord è accusato di due crimini federali legati alle armi da fuoco: il primo reato si riferisce al possesso di un’arma nonostante le precedenti condanne penali. Il secondo reato è dovuto al fatto che l’arma che aveva con sè presentava il numero di serie parzialmente cancellato.

Routh rischia un totale di venti anni di reclusione, quindici per il primo capo di accusa e cinque per il secondo. La prossima udienza del processo è fissata per il 23 settembre.

Il movente non è ancora chiaro: il passato del sospettato suggerisce che avesse forti opinioni politiche, tra l’altro su Ucraina e Cina e contro Trump.



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