Inchiesta sul Bosconavigli di Boeri, per i pm un buco da 5,5 milioni al Comune di Milano


Uno scippo alle casse pubbliche del Comune di Milano da oltre 5,5 milioni di euro. È quanto ipotizzano i magistrati titolari dell’inchiesta sul progetto Bosconavigli, firmato dall’archistar Stefano Boeri, che vede indagate, oltre allo stesso Boeri per lottizzazione abusiva e abuso edilizio, altre sei persone, tra costruttori ed ex tecnici di Palazzo Marino.

L’ammanco è stato calcolato nella relazione di 77 pagine firmata dal giurista Alberto Roccella e dall’architetto Maurizio Bracchi, consulenti dei pubblici ministeri di Milano, Paolo Filippini e Mauro Clerici, i quali hanno concluso le indagini preliminari sul progetto immobiliare di trasformazione dell’ex scalo ferroviario San Cristoforo.

Per il Bosconavigli versati oneri irrisori al Comune

Secondo i consulenti della Procura, la “monetizzazione delle aree a standard” – ovvero la possibilità di pagare il Comune, invece di cedere gratuitamente aree sulle quali realizzare servizi pubblici e di interesse generale – sarebbe avvenuta a circa un terzo del valore reale dei terreni: per 5.255 metri quadrati di area che i costruttori hanno chiesto e ottenuto di monetizzare, sono stati versati 2,28 milioni di euro al costo di 434,91 euro al metro quadrato. Un “importo” che, scrivono i periti, “non è minimamente credibile” per “un’area di pregio, nelle immediate adiacenze del Naviglio Grande” nel 2022 “nel Comune di Milano”. E che è “sicuramente molto lontano dal criterio dell’effettivo costo di acquisizione di altre aree a destinazione pubblica”, come imporrebbe la legge.

I costruttori avrebbero dovuto pagare oneri per 7.833.759,44 euro

Scrivono i consulenti: “L’importo complessivo della monetizzazione sarebbe dovuto ammontare a 7.833.759,44 euro, mentre invece esso è stato determinato in 2.405.804,69 euro. A tale importo di 2.405.804,69 euro  – aggiungono – viene poi portata in deduzione la somma di 120.290,23 euro quale riduzione del fabbisogno di servizi conseguente alla riduzione dell’impatto climatico (…) così pervenendo ad un importo netto di monetizzazione pari a 2.285.514,46 euro”. Molto poco, secondo l’impostazione della Procura di Milano che ha avviato almeno 14 indagini sull’urbanistica dell’ultimo decennio.

Una monetizzazione decisa davanti a un notaio e mai passata per il Consiglio Comunale

Ma forti dubbi vengono sollevati anche dalle modalità con le quali è avvenuta tale monetizzazione, che  sarebbe stata stabilita il 28 aprile 2022 attraverso una convenzione urbanistica, mai votata dal consiglio comunale (altro aspetto contra legem), ma siglata fra il presidente del cda della società Milano 5.0, Marco Nolli e il dirigente del Comune di Milano responsabile dell’Unità convenzionamenti, Andrea Viaroli, davanti al notaio Paolo Coltraro.

Una consuetudine – quella dell’accordo sui soldi da versare al Comune decisi da un privato, un funzionario pubblico davanti a un notaio, al di fuori di ogni sede legittima – che i magistrati hanno riscontrato anche nelle indagini che avevano portato ai sequestri delle Torri Lac di via Cancano e del ‘Giardino Segreto’ di via Lepontina.

Tra gli indagati, nomi che ritornano

Tra i sei indagati, poi, compare il nome di Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello unico edilizia e componente della Commissione per il paesaggio, già coinvolto in altre indagini sul tema dell’urbanistica. Oggioni, che oggi non si occupa più di edilizia per Palazzo Marino, è infatti indagato anche nell’inchiesta per la realizzazione della Torre Milano in via Stresa, un grattacielo residenziale alto 82 metri, di 24 piani, da 102 appartamenti sorto al posto di una costruzione di due piani.

Un intervento allora “qualificato come ristrutturazione edilizia, con totale demolizione e ricostruzione e recupero integrale della superficie lorda di pavimento preesistente”, sebbene “l’opera andava integralmente qualificata in ‘nuova costruzione’”, ossia come un “organismo edilizio radicalmente nuovo”, con regole sulle volumetrie diverse. Secondo le accuse, l’allora “direttore pro tempore dello Sportello unico per l’Edilizia” Oggioni appunto e l’allora “direttore pro tempore della Direzione Urbanistica” Franco Zinna, accusati di abuso d’ufficio, con una “determina dirigenziale” del 2018, che non tenne conto che si trattava di un edificio di “nuovo costruzione”, avrebbero procurato un “ingiusto vantaggio economico” agli imprenditori-costruttori.



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