Pura (im)perfezione: la rivoluzione in scultura di Lorenzo Bartolini tra classicismo e naturalismo in mostra a Milano


Lo sguardo benevolmente austero, la mano destra salda sul tavolo: Lorenzo Bartolini (Savignano di Prato, 1777 – Firenze, 1850), il celebre innovatore e portavoce del Purismo italiano, è ritratto insieme alle sue grandi passioni romantiche, le opere di Omero e di Dante, il mezzobusto del musicista Cherubini. Questo dipinto di Von Sturler (diretta derivazione di quello firmato da Ingres al Louvre) accoglierà il visitatore e lo inizierà al percorso della monografica Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini, visitabile a Milano dal 25 settembre 2024 al 16 febbraio 2025 al Museo della Fondazione Luigi Rovati. L’esposizione curata da Carlo Sisi esplorerà la sperimentazione purista dello scultore di Prato che nel pieno Romanticismo di primo ’800 edificò la sua estetica sul “bello naturale”, la bellezza autentica che guardava all’Umanesimo fiorentino di Verrocchio e Donatello, alla pittura di Benozzo Gozzoli e del primo Raffaello.

La formazione del giovane Lorenzo avvenne in uno degli atelier più alla moda di Parigi ma soprattutto più devoti alla perfezione della forma ideale: la lezione di Jacques-Louis David, baluardo dell’essenza neoclassica, lo portò al secondo posto del Prix de Rome ma al primo nelle grazie di Napoleone, che gli conferì gli incarichi di direttore del Banco Elisiano e professore dell’Accademia di Carrara. Infranti i sogni giacobini e bonapartisti, Bartolini si convertì alla “religione” della “natura così com’è“: scrollandosi di dosso i retaggi neoclassici di un regime ormai nefasto, dedicò la sua arte alla ricerca del Vero; negli anni della Restaurazione entrò nelle grazie dei Lorena, mentre i nobili di tutta Europa facevano a gara per avere un suo ritratto come souvenir del Grand Tour in Italia. La celebre lezione del 1840 instillò il germe del realismo dentro le mura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, inespugnabile fortezza della logica conservatrice: i vertici gridarono allo scandalo quando il professore di Scultura Bartolini chiamò in aula a posare un gobbo come “Esopo meditante le sue favole”.

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Cuore e intelletto, i figli da amare e da educare: la Carità educatrice di Bartolini è una Virtù rinnovata nella sua iconografia, madre teneramente riservata che culla il suo bambino, allo stesso tempo chiamata a indicare al figlio maggiore la via dello studio, allusione alla politica lorenese dell’epoca. Sfugge la ciocca di capelli dall’acconciatura impostale dalla società, come l’allegoria, primo nucleo tematico della mostra, perde rigidità per diventare presenza, corpo di una bellezza reale nei dettagli e nei gesti. Dall’archetipo in gesso al marmo finito, la classicità non programmatica di Bartolini è manifesta nel secondo aspetto indagato in mostra: Il volto vive in un fluire di ritratti che scompaginano la fisionomia trascendente per vibrare di bellezza terrena, specchio dei pensieri e dei moti dell’anima.

All’ombra di Canova, Bartolini aveva capito che i tempi stavano cambiando ma rimase nel limbo della sua rivoluzione silenziosa: non più illuminismo e non ancora romanticismo, le sue forme ideali sfumavano nella contingenza. Scelse il meglio della diversità nella natura e la rese poesia dell’imperfezione, perché la bellezza non sta nel soggetto ma nelle mani dello scultore mortale che la plasma.

Info

Il volto e l’allegoria | Sculture di Lorenzo Bartolini
Curatore
| Carlo Sisi
Dove | Fondazione Luigi Rovati – Corso Venezia 52, Milano
Quando | 25.9.24-16.2.25
Biglietti | 12-16 euro
Web | www.fondazioneluigirovati.org
Social | Ig @fondazioneluigirovati

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