Divieto di vendita auto a combustione: l’italia chiede di anticipare la revisione


Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha annunciato la proposta di anticipare di un anno la clausola di revisione sul divieto di vendita per le auto a combustione, attualmente prevista per il 2026

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Con la revisione, l’Italia spera di posticipare l’entrata in vigore del divieto, modificarlo introducendo alcune eccezioni, o legarlo a maggiori investimenti che lo rendano realizzabile. Lo ha spiegato il ministro Urso durante un punto stampa con i giornalisti al Parlamento europeo di Bruxelles.

Le ragioni della richiesta

La proposta è stata illustrata da Urso durante un incontro informale sul settore dell’automotive organizzato dalla presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue, e sarà discussa con i suoi omologhi nella capitale belga.

“Insieme con altri Paesi, formuleremo un documento scritto da sottoporre alla Commissione”, ha detto il ministro, che ritiene il divieto responsabile di una grave crisi per i produttori europei di automobili, in grado di “mettere a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro in tutta Europa”.

“A fronte dei dati che già sono emersi, sia per quanto riguarda la produzione di auto nel nostro continente, che è crollata, sia per quanto riguarda l’acquisto di auto elettriche nel nostro continente, che si è notevolmente ridotta, abbiamo ormai la certezza che con questa tempistica non si raggiungeranno gli obiettivi prefissi per il 2035”.

Secondo Urso, la revisione va anticipata soprattutto per permettere alle aziende del settore di pianificare con maggiore certezza i propri investimenti a lungo termine: “Non possiamo lasciare altri due anni le imprese e i consumatori nell’incertezza su cosa fare”.

Ma non necessariamente deve comportare uno slittamento della data prevista per lo stop alle vendite. “Verosimilmente saranno due le decisioni che potremo prendere – sostiene il ministro-. Quella di mantenere il target così ambizioso, creando le condizioni per accelerare: risorse, neutralità tecnologica e autonomia strategica da garantire. Oppure se non riusciamo a fare tutto questo non ci resta che passare a una via subordinata, che è quella di posticipare gli obiettivi”.

In particolare il governo italiano punta a ottenere un’eccezione per i veicoli alimentati tramite i “bio-carburanti”, prodotti a partire da risorse vegetali come mais o olio di palma.

La Germania sostiene la proposta di Urso

La richiesta arriva in un periodo complicato per il mercato europeo dell’automobile, che chiede all’Ue misure urgenti: ad agosto sono state immatricolate il 18% delle vetture in meno rispetto all’anno scorso, con un calo molto pronunciato in Germania (-27,8%) e Francia (-24,3%). Anche l’Italia ha fatto registrare una diminuzione, rispetto alle vendite dello stesso mese del 2023 (-13,4%).

Se il dato complessivo è in ribasso, anche il mercato di auto elettriche (che si potranno vendere anche dopo il 2035) stenta a decollare. In tutto il 2024, le vetture a batteria hanno rappresentato solo il 12,4% delle immatricolazioni totali, secondo i dati dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori di automobili.

La Germania sembra pronta a sostenere la richiesta italiana: il ministro dell’Economia Robert Habeck si è detto favorevole dopo un incontro con case automobilistiche e rappresentanze sindacali, e ha incontrato a Bruxelles lo stesso Urso.

Ma, come spiega il ministro italiano, con una posizione chiara: “Habeck vuole mantenere l’obiettivo del 2035 come data limite, ma è disponibile a discutere di tutte le condizioni per giungere a quell’appuntamento con un’industria europea competitiva”.

Anche altri Paesi potrebbero appoggiare la richiesta italiana, come Polonia, Bulgaria o Romania, che al momento dell’approvazione del divieto di vendita, nel marzo 2023, si astennero o votarono contro. Il ministro Urso ha affermato di aver avuto alcuni colloqui con i suoi omologhi, da cui avrebbe ricevuto “apertura”, ma senza specificare quali Stati sono favorevoli.

Solo la Commissione europea, comunque, può proporre di anticipare la revisione del regolamento, come ha spiegato Tim McPhie, portavoce della Commissione per i temi legati alla transizione ecologica.

“La Commissione ha il diritto di iniziativa legislativa e dovrebbe fare una proposta per modificare qualsiasi atto legislativo. Cosa che sarebbe poi decisa con Consiglio e Parlamento dell’Ue”.



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