Vergognatevi voi – Il Fatto Quotidiano

Cari censori liberali e democratici, fate pure il vostro sporco lavoro. Spacciate le nostre caricature per omicidi, le nostre vignette per stragi terroristiche (“Je ne suis plus Charlie”), la nostra ostilità a tutte le guerre per putinismo. Offrite pure la vostra pelosa solidarietà alle presunte vittime di quel crimine contro l’umanità chiamato satira e di quel peccato mortale chiamato imparzialità, ma non credete che non abbiamo capito perché sfidate il ridicolo con questi servizietti: stavolta l’opinione pubblica che tentate di trascinare in guerra con la vostra propaganda da quattro soldi non vi segue. È molto più lucida dei “decisori”, come insegnano le piazze di Francia e d’Israele. È questo che vi spaventa: più fabbricate balle, liste di proscrizione e censure, più aumentano gli italiani che vi sbugiardano e vi abbandonano. Perciò siete ossessionati da un piccolo giornale corsaro come il Fatto: perché è ancora una volta un punto di riferimento per quelli che non se la bevono. E stavolta non sono minoranza, ma maggioranza, come indicano i sondaggi e le classifiche dei libri che tanto vi allarmano. Quindi continuate pure il vostro sporco gioco a effetto boomerang: più lavorate al pensiero unico, più sviluppate senza volerlo il pensiero critico. Ma non illudetevi di creare un clima che ci metta all’angolo, sulla difensiva, costretti a giustificarci ogni giorno di ciò che pubblichiamo al servizio dei lettori. Siete voi che vi dovete giustificare e vergognare. Non noi.
Siete voi che trovavate simpatico e pragmatico Berlusconi pappa e ciccia con Putin, non noi che di Putin abbiamo sempre denunciato i crimini e gli orrori. Siete voi che sorvolavate sulle guerre di aggressione della Nato (la famosa “alleanza difensiva”) prese a modello e ad alibi da Putin per le sue, non noi che le abbiamo sempre denunciate. Siete voi che stavate con Renzi quando aggirava le sanzioni a Mosca dopo l’occupazione della Crimea, continuando ad autorizzare vendite di armi poi usate per aggredire l’Ucraina, non noi che abbiamo contribuito a sloggiarlo, almeno da Palazzo Chigi. Siete voi che avete trasformato il principio di autodeterminazione dei popoli in una burletta, infischiandovi dei popoli di Serbia, Libia, Afghanistan, Iraq, Donbass, Palestina, Kurdistan ecc., riscoprendolo per quello ucraino (Donbass escluso), non noi che l’abbiamo sempre difeso per tutti. Siete voi che avete trasformato il Tribunale penale internazionale in un juke-box, esultando quando processa Milosevic o vuole arrestare Putin, ma tacendo quando ignora i crimini di guerra di Usa e Nato, di Mosca in Siria e dei governi ucraini in Donbass (denunciati per nove anni da Onu, Osce, Amnesty e sempre impuniti, all’Aja come a Kiev).

Siete voi, antifascisti a targhe alterne, che avete sciolto peana ai neonazisti dei battaglioni Azov&C., colpevoli di quei crimini. Siete voi che avete trasformato i diritti civili e umani in un colabrodo, indignandovi giustamente per i delitti Regeni e Politkovskaya e i depistaggi russi ed egiziani, ma tacendo su casi gemelli come quello di Andy Rocchelli, il reporter ucciso dalle truppe regolari ucraine in Donbass nel 2014 perché vi documentava la guerra civile, ancora in attesa di giustizia perché il regime di Kiev ha sempre depistato le indagini. Siete voi che avete compilato o avallato liste di proscrizione (falsamente attribuite ora alla Columbia University, ora ai Servizi) contro chi la pensa diversamente da voi o si limita a difendere l’articolo 11 della Costituzione, bollandolo come putiniano agli ordini o al soldo di Mosca, chiedendo di non invitarlo più in tv o di deferirlo al Copasir e vantandovi di non ospitarlo. Siete stati voi a screditare il buon nome del giornalismo propalando notizie false (il default della Russia, gli effetti balsamici delle sanzioni, l’isolamento internazionale di Putin, la sua imminente fine per una collezione di malattie da Guinness, l’autosabotaggio russo dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, l’autobombardamento russo della centrale nucleare di Zhaporizhzhya, la prossima o già avvenuta liberazione dei territori ucraini occupati); e tacendo o bollando di fake news notizie vere (gli appelli del Papa contro i governi “pazzi” del riarmo al 2% del Pil, lo scoop del premio Pulitzer Seymour Hersh sul sabotaggio Usa dei gasdotti russi, i decreti Zelensky che mettono fuorilegge gli 11 partiti di opposizione e vietano di trattare con Putin, gli appelli al negoziato non dei “pacifinti”, ma persino del capo di Stato maggiore delle forze armate Usa, generale Mark Milley, scettico su una vittoria militare ucraina).
Siete voi che avete criminalizzato i pacifisti con insulti e calunnie, trasformando il valore della pace in un disvalore e il “ripudio” costituzionale della guerra in un via libera al bellicismo, all’escalation e alla cobelligeranza con un Paese non alleato che dal 4 ottobre ripudia il negoziato per decreto. Siete voi che avete spacciato le sanzioni su gas e petrolio russi per una battaglia di democrazia, infatti ora li acquistiamo (o ne acquistiamo di più) da tirannie altrettanto o più ributtanti di quella russa: Algeria, Egitto, Angola, Mozambico, Congo, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar. Siete voi che minimizzate gli effetti letali dell’uranio impoverito da quando Londra ha annunciato che ne farà dono agli ucraini. Quindi, cari censori liberali e democratici, siete voi che dovete giustificarvi agli occhi degli italiani. Non noi. Fatevene una ragione e provate a spiegare che cosa vi è successo, se ci riuscite.

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La gara degli orrori – Il Fatto Quotidiano

In 13 mesi di invasione russa dell’Ucraina l’Onu ha accertato almeno 40 esecuzioni sommarie di militari prigionieri e disarmati: 25 commesse dalle forze ucraine su soldati russi e 15 da quelle russe su quelli ucraini. Sono dati parziali, frutto di un’indagine degli ispettori Onu tra agosto e gennaio con interviste a 400 prigionieri di guerra, metà ucraini e metà russi. Che raccontano anche torture, civili usati come scudi umani e altri abusi bipartisan che “potrebbero costituire crimini di guerra” su entrambi i fronti. La capo-missione Matilda Bogner spiega che Kiev, informata di tutto con tanto di prove, si è voltata dall’altra: “Nessun caso è stato finora portato in tribunale”. Idem Mosca. Il fatto che i crimini ucraini siano più numerosi di quelli russi non conferisce a Kiev il record di ferocia, né giustifica l’aggressione. Ma dimostra che ha ragione il Papa: questa non è la fiaba di Cappuccetto Rosso e del lupo cattivo, perché ci sono soltanto lupi cattivi. Lo scrivemmo un anno fa sulla strage di Bucha, quando ancora mancavano elementi certi per ricostruirne la dinamica, ma già la propaganda atlantista la enfatizzava per farne un unicum mai visto e spezzare l’esile filo dei negoziati russo-ucraini in Turchia. Invece era una storia di ordinario orrore bellico, come centinaia di stragi in ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e altri Paesi aggrediti dai “buoni”. Usarla per uccidere i negoziati e allungare la guerra non fece che moltiplicare le Bucha da entrambe le parti. Già nel 2014 l’Onu denunciava crimini di guerra ucraini in Donbass: “Gravi violazioni dei diritti umani, continue uccisioni di civili, arresti illegali, persone torturate e fatte sparire, esecuzioni sommarie, stupri… Tra metà aprile e metà novembre, 4.317 civili uccisi e 9.921 feriti”. E nel 2016 segnalava “uccisioni, torture, rapimenti e lavori forzati… anche a opera di gruppi armati che combattono a fianco dell’esercito regolare” (i famigerati battaglioni Azov, Dnipro&C.).

Migliaia di casi mai perseguiti né dai governi ucraini (Poroshenko e Zelensky) e dalla loro “giustizia” né dai giudici strabici del famoso Tribunale dell’Aja. Infatti sono proseguiti nel 2022-23. Vedi i filmati di prigionieri russi ammanettati e gambizzati. E l’ultima denuncia di Amnesty del 4 agosto: “Le tattiche di combattimento ucraine mettono in pericolo i civili”, “violano il diritto internazionale e trasformano i civili in obiettivi militari”, cioè in scudi umani con “basi militari e sistemi d’arma messi in aree residenziali, compresi scuole e ospedali”. Siccome ora lo fanno anche con le nostre armi, chi ha votato per inviarne altre dovrebbe forse dire qualcosa. Non per stilare una classifica dell’orrore, ma per farlo finire al più presto. A qualunque costo.

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Uranio Fan Club – Il Fatto Quotidiano

L’uranio sarà anche impoverito, ma il suo Fan Club non fa che arricchirsi. Dopo il duo Caprarica-Fubini, giovedì a Piazzapulita ne parlavano Vittorio Emanuele Parsi e Francesca Mannocchi. Invano Corrado Formigli ricordava la strage infinita di soldati in missione all’estero, mentre quelle dei civili possiamo soltanto immaginarle. Poi intervistava Sigfrido Ranucci sui bombardamenti anglo-americani a Fallujah (Iraq) col fosforo bianco. E, con Padellaro e Negri, notava il doppiopesismo del Tribunale dell’Aja che vuole arrestare Putin dopo aver dormito sonni profondi sulle stragi occidentali da uranio impoverito e da fosforo bianco. Ma ora che l’uranio impoverito lo donano generosamente gli inglesi agli amici di Kiev non riesce proprio a indignare né Parsi né Mannocchi. Sì, certo, spiegava Parsi, agli ucraini va raccomandato di “non raccogliere queste cose (sic, ndr) senza cautela, perché potrebbero essere pericolose” e financo “avere delle controindicazioni”, tipo l’aspirina. Ma “non hanno nessuna capacità di escalation”, quindi “sta a noi decidere se vogliamo fare (sic, ndr) l’agenda dei russi o la nostra”. Ovvio che è meglio la nostra, anche se è difficile distinguerla da una cartella clinica di oncologia. Mica possiamo darla vinta a Putin rinunciando a sterminare un po’ di ucraini con un po’ d’uranio.

Padellaro osservava che la parola “uranio” allarma vieppiù l’opinione pubblica per un’escalation senza sbocchi né strategie. Ma Mannocchi metteva su l’arietta di Parsi: queste cose spettano ai “decisori”, non certo all’“opinione pubblica, che non ha la lucidità”. A noi pare l’opposto, ma non essendo decisori non siamo lucidi. Invece il lucido Parsi spiegava che i giudici dell’Aja “applicano la legge in ossequio alla separazione dei poteri, non all’opportunità politica”: infatti hanno inviato “un segnale a Putin”, che è proprio una scelta politica. E la lucida Mannocchi opinava che non si può chiedere a quei giudici perché non processano tutti i criminali di guerra, ma solo chi conviene alla Nato: “L’Iraq è una vergogna che ci portiamo dietro, ma è un fatto storico, mentre ora parliamo di Ucraina”. E il milione di morti ammazzati da noi fra Iraq e Afghanistan è prescritto, sennò “c’è un pregiudizio antiamericano”. Cose che càpitano quando l’opinione pubblica poco lucida si ostina a non apprezzare le virtù taumaturgiche dell’uranio impoverito che “si libera attraverso le urine con molta più facilità” (Fubini). Ed è meglio del Viagra: vuoi mettere avere lì sotto un razzo a testata nucleare fosforescente che ti illumina a giorno la stanza da letto, così risparmi sull’abat jour? La preziosa sostanza è consigliata anche come profumo per ambienti e sale da bagno: la famosa essenza di geranio impoverito.

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Neuroni impoveriti – Il Fatto Quotidiano

Secondo il Centro Osservatorio Militare, 7.600 militari italiani in missione dalla Bosnia alla Somalia all’Iraq si sono ammalati di cancro per l’esposizione all’uranio impoverito, rilasciato da proiettili Nato; e 400 sono morti di leucemia o altri tumori. L’esplosione sprigiona nell’aria polveri sottilissime che si depositano sul terreno e vengono inalate da uomini e animali, entrano nell’organismo per via respiratoria o tramite gli alimenti e viaggiano nel sangue da un organo all’altro: un veleno invisibile che uccide anche a distanza di decenni. Tutto accertato da indagini epidemiologiche, giudiziarie e parlamentari in vari Paesi. Infatti, quando s’è saputo che le truppe russe in Ucraina potenziano i proiettili con uranio impoverito, mettendo a ulteriore rischio i propri soldati, quelli ucraini e i civili, la condanna è stata unanime. Poi tre giorni fa il governo britannico annuncia l’invio di proiettili all’uranio impoverito a Kiev. E da quell’istante l’uranio impoverito si tramuta in Chanel n. 5, con un fans club di tutto rispetto. Antonio Caprarica, ex reginologo in astinenza da regine, spiega su La7 che i simpatici proiettili radioattivi – purché made in London – sono “correntemente usati su tutti i campi di battaglia, purtroppo con esiti assai preoccupanti per la salute dei soldati che, poveracci, come dire, hanno anche altre preoccupazioni: non solo le malattie da uranio impoverito, ma quel che gli succede sui campi di battaglia. Quindi nessun allarme escalation”. Se non muori ammazzato, come dire, vuoi mettere la soddisfazione di tornare a casa e beccarti correntemente una leucemia o un cancro a piacere targato Uk? La Nato, si sa, è come il Dash: lava più bianco.

Su RadioRai il noto esperto Federico Fubini dispensa altre perle di saggezza: “Il Fatto titola ‘Uranio impoverito, Ucraina nuovo Iraq’, ma ho cercato di approfondire e non mi sembra che la scienza sia univoca sulla pericolosità dell’uranio impoverito”. Anzi, i pediatri lo consigliano per l’aerosol ai bambini. E lui si vede che ha studiato: “Il tema è controverso. Secondo l’Oms, una dose di radiazione da uranio impoverito è circa il 60% facendo 100% quella da uranio puro. I pericoli radiologici sono più bassi perché l’organismo tende a liberarsi di questa sostanza attraverso le urine con molta più facilità”. Una passeggiata di salute, che agevola pure la diuresi. “In buona sostanza ci sono polemiche, discussioni… Però, al di là di quello che dice la scienza, per me ci sono temi un po’ culturali che riguardano come stiamo discutendo di questi argomenti”. Ma infatti: noi non vediamo l’ora di regalargli una suppostina di uranio impoverito e, dopo l’uso, affrontare quei temi un po’ culturali che riguardano come stiamo discutendo di questi argomenti.

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Gra-tui-ta-men-te – Il Fatto Quotidiano

Dopo avere perculato Conte perché spiegava che, col Superbonus 110%, gli italiani potevano adeguare “gra-tui-ta-men-te” le proprie case all’efficientamento energetico e agli europarametri green, risparmiare sulle bollette e sulle emissioni e intanto creare un milione di posti di lavoro, far emergere il nero e rilanciare l’edilizia, come in ogni investimento pubblico che si rispetti, ora è la Meloni a sventolare in Parlamento il “gra-tui-ta-mente” a proposito delle armi. Solo che il gratuitamente di Conte era vero, quello della Meloni è una balla. Le armi che inviamo all’Ucraina, che acquistiamo per sostituirle e che aggiungiamo per raggiungere il traguardo (“da pazzi” secondo il Papa, urgente per Meloni&Crosetto) del 2% di Pil di spesa militare, non sono affatto gratis. O meglio, lo sono per gli ucraini, ma non per noi, che le paghiamo care e salate con le tasse e i tagli ai servizi pubblici (nella Finanziaria ci sono già meno scuole e meno fondi alla sanità). Solo che, diversamente dal Superbonus, non sono investimenti produttivi ed ecologici, ma costi improduttivi e inquinanti. E anche inutili, visto che il futuro esercito europeo dovrà unificare le tipologie di armamenti e, per l’economia di scala, ridurre l’attuale spesa dei 27 Stati membri. Per la premier, “raccontare che l’Italia spende soldi per mandare armi a Kiev è puerile propaganda: l’Italia invia all’Ucraina materiali e componenti già in suo possesso”. Che però non sono fondi di magazzino superflui (sennò perché acquistarli e rimpiazzarli?), ma servono alla nostra difesa.

In un anno l’Italia ha inviato a Kiev aiuti militari per “circa un miliardo”: l’ha detto il ministro Tajani a gennaio. E un miliardo sta spendendo in più fra ripristino delle scorte e contributi al settore. La sola batteria Samp/T (missili terra-aria franco-italiani) costa 800 milioni e va subito sostituita. L’ha detto Crosetto al Senato: “L’aiuto che abbiamo dato all’Ucraina ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale”. Poi ci sono i fondi che ogni Stato Ue, tra cui l’Italia, invia all’European peace facility (Epf) creato nel 2021 per gestire le spese in armamenti: finora ha stanziato 3,6 miliardi e l’Italia ha contribuito con 450 milioni. E chi arma l’Ucraina può farsi rimborsare un 30-40% degli invii, ma non le spese per ripristinare le scorte di armamenti (che ora costano molto più di quelli acquistati anni fa e ceduti a Kiev). Così, secondo i calcoli di Milex, si arriva a un miliardo già speso. Che non è niente rispetto all’obiettivo – su cui la Meloni “mette la faccia” – di aumentare il bilancio militare al 2% del Pil: sono 13 miliardi in più all’anno (in aggiunta agli attuali 30). Ovviamente a carico nostro, perché qui nulla è gratis: neppure le balle che ci raccontano.

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