Nelle Marche la bolletta costa la metà grazie all’acqua piovana. La proposta del Movimento 5 stelle #NonLasciamoScorrere

È stata protocollata al consiglio regionale delle Marche, il 13 marzo scorso, una proposta di legge per incentivare recupero e riutilizzo delle acque piovane, presentata dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle Marta Ruggeri. La Proposta prevede sconti sul contributo di costruzione per ampliare il ricorso alla cosiddetta rete duale, nel caso di nuovi edifici oppure di interventi di recupero. Si potrà utilizzare acqua piovana per gli scarichi del wc (da soli rappresentano circa il 30 per cento dei consumi domestici), per annaffiare orti o giardini, per fare le pulizie oppure per lavare l’automobile. L’assunto basilare della Pdl è che recupero e riutilizzo di acqua piovana aiutano a ridurre il prelievo idrico e al tempo stesso a contenere gli episodi di piena rovinosa in caso di precipitazioni estreme. I benefici della legge risultano dunque, tanto più apprezzabili in tempo di siccità e di altri fenomeni provocati dai cambiamenti climatici. Una proposta sostenibile e attenta all’ambiente, che vuole superare un vecchio vuoto normativo della regione Marche modificando quattro precedenti leggi in materia. Gli ulteriori vantaggi della Pdl sono da rintracciare nei risparmi in bolletta e nell’impulso all’attività edilizia di qualità.

Si tratta dunque di intercettare l’acqua piovana che cade sui tetti degli edifici, riutilizzandola tanto per l’uso civile quanto per l’uso industriale. Sono da installare sistemi di captazione, filtro e accumulo assieme a una rete di adduzione e distribuzione idrica, che permetta di impiegare l’acqua piovana per tutti gli usi compatibili.

In questo modo è possibile soddisfare, senza consumare acqua potabile e alleggerendo gli importi in bolletta, circa la metà del fabbisogno domestico. In Italia lo si calcola in oltre 150 litri al giorno per abitante. Fatta eccezione per l’igiene personale (32 per cento dei consumi), per l’alimentazione (12 per cento) e per la lavastoviglie (3 per cento), che richiedono acqua potabile, a tutto il resto possono provvedere recupero e riutilizzo: wc (30 per cento), bucato in lavatrice (12 per cento), pulizie della casa (3 per cento), orto, giardino e altri impieghi all’esterno (8 per cento).

In conclusione, un macro dato su tutti, pubblicato nell’indagine Istat del marzo 2021, dimostra quanto sia stringente la necessità di interventi che preservino la risorsa idrica. Risulta infatti che l’Italia sia fra i Paesi nell’Ue27 che più sfruttano fonti superficiali e sotterranee: nel 2018 un totale pari a 9 miliardi e 200 milioni di metri cubi per uso potabile. Consumo pro capite secondo solo alla Grecia.

Risparmiamo l’acqua, combattiamo gli sprechi, #NonLasciamoScorrere

È una campagna che si svolgerà con iniziative a livello comunale, regionale e nazionale volte a informare i cittadini sulla crisi idrica in corso e a far conoscere le misure del Movimento 5 Stelle per fronteggiare la siccità.

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Governo, Conte attacca su Superbonus e Pnrr: “Decreto? Scellerato, lo contrasteremo. E sui ritardi l’esecutivo non faccia finta di scoprirli ora” – Il Fatto Quotidiano

Annuncia l’opposizione del M5s sul decreto sulla cessione dei crediti in esame a Montecitorio, bollando il provvedimento come “scellerato“. E attacca l’esecutivo pure sui ritardi del Pnrr: “Non faccia finta di scoprili ora”. Ma il presidente M5s Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa alla sede del partito, ne approfitta anche per pungolare il […]

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Elezioni amministrative 2023 – Come presentare una lista M5S nel tuo Comune

Il 14 e il 15 maggio 2023 molti comuni, tra cui alcuni capoluoghi di provincia, andranno al voto per le elezioni amministrative, un appuntamento importante per il nostro Paese, che arriva anche per i tanti che desiderano candidarsi con il MoVimento 5 Stelle per diventare cittadini al servizio del proprio territorio.

Le modalità per la presentazione e i criteri adottati per la certificazione delle liste del M5S sono contenute nel documento che disciplina le modalità di presentazione delle liste e che potrai leggere e scaricare a questo link

COME PRESENTARE UNA LISTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE NEL TUO COMUNE 

La richiesta sarà divisa in due fasi:

  1. Per ciascuno dei Comuni che vanno al voto, il candidato Sindaco del MoVimento 5 Stelle o il capolista della lista del MoVImento 5 Stelle nel caso di una eventuale coalizione o una persona eventualmente incaricata dalla lista stessa, dovrà chiedere l’autorizzazione del Presidente del MoVimento 5 Stelle alla presentazione di una proposta di lista compilando la richiesta che trova a questo link

COMPILA LA RICHIESTA 
(riservato esclusivamente al candidato sindaco, capolista o persona incaricata)

2. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione potrà procedere alla formazione della proposta di lista di candidati e, per ottenere la certificazione della stessa, dovrà curare la trasmissione della documentazione richiesta da parte di ciascun candidato e il programma elettorale della lista, con le modalità e nei tempi che gli saranno indicati.

Lo stesso link potrà essere utilizzato dagli iscritti che intendono essere autorizzati a rappresentare il MoVimento 5 Stelle all’interno di una lista civica, come previsto dal Regolamento.

Ricordiamo che la certificazione, necessaria per il deposito della lista presso l’ufficio elettorale competente, verrà rilasciata in originale e spedita al candidato sindaco o capolista o all’incaricato che ha avanzato la richiesta, solo dopo che saranno stati trasmessi tutti i documenti relativi a tutti i candidati della lista, nel numero minimo previsto dalla legge per ciascun Comune e nel rispetto dell’equilibrio di genere, previa verifica del possesso dei requisiti previsti dallo Statuto e dal Codice etico e indicati in premessa del regolamento.

Ricordiamo che ogni candidato dovrà produrre obbligatoriamente la seguente documentazione:

  • curriculum vitae (privo dei dati sensibili quali indirizzo di residenza, recapito telefonico e mail);
  • certificato penale del casellario giudiziale (art. 24 T.U.) non più vecchio di 90 giorni dalla data delle elezioni, non sono ammesse autocertificazioni (la data del certificato deve essere successiva al 13 febbraio 2023);
  • certificato dei carichi pendenti (art. 27 T.U.) non più vecchio di 90 giorni dalla data delle elezioni, non sono ammesse autocertificazioni (la data del certificato deve essere successiva al 13 febbraio 2023);
  • copia del documento di identità in corso di validità.

I candidati a conoscenza di indagini o procedimenti penali a proprio carico dovranno produrre anche il certificato rilasciato ai sensi dell’art. 335 del c.p.p., nonché i documenti relativi ai fatti contestati ed una breve relazione illustrativa dei fatti con autorizzazione espressa alla pubblicazione di tali atti.

Le modalità di trasmissione della documentazione relativa ai singoli candidati saranno comunicate direttamente a ciascun candidato Sindaco o capolista contestualmente all’autorizzazione.

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COME SI PUÒ RICHIEDERE IL CERTIFICATO PENALE (ART 24 T.U.) E DEI CARICHI PENDENTI (ART 27 T.U.)

Entrambi i certificati possono essere richiesti online sul sito del Casellario Giudiziale accessibile da qui. Dopo aver compilato e inoltrato la richiesta di prenotazione sarà possibile stampare la ricevuta da presentare allo sportello dell’ufficio locale scelto per il ritiro. Tutta la documentazione sarà consegnata previo pagamento dell’imposta di bollo (ove prevista) e dei relativi diritti di certificato, con o senza urgenza.

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Al link seguente troverete il kit dei documenti contenente: disciplina per la presentazione di una lista M5S, contrassegno in formato grafico, descrizione del contrassegno e, non appena disponibili sul sito del Ministero dell’Interno, le istruzioni ministeriali per la presentazione di una lista di candidati alle elezioni amministrative 2023

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Salario minimo: la nostra proposta per dire “basta” alle paghe da fame

La settimana prossima, in commissione Lavoro alla Camera, inizierà la discussione della nostra proposta di legge – a prima firma del Presidente Giuseppe Conte – per introdurre anche in Italia il salario minimo legale a 9 euro lordi l’ora.

Il Movimento 5 Stelle si batte per raggiungere questo fondamentale obiettivo dal 2013: nel primo disegno di legge per l’istituzione del Reddito di cittadinanza, presentato da Nunzia Catalfo, difatti, proponevamo anche di fissare una soglia minima sotto cui nessun contratto collettivo dovesse mai scendere. Un’azione che abbiamo reiterato nella scorsa legislatura al fine di approvare una misura che già esiste in 21 Paesi europei su 27, ridando dignità al lavoro e attuando veramente l’articolo 36 della nostra Costituzione secondo cui ogni lavoratore ha diritto ad una retribuzione sufficiente a garantire a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

L’urgenza di intervenire su questo fronte è dettata dai numeri. Fra il 1990 e il 2020, il nostro è stato l’unico Paese europeo in cui i salari medi dei lavoratori sono diminuiti (-2,9%); nello stesso periodo, invece, in Germania e Francia sono aumentati – rispettivamente – del 33,7% e del 31,1%. Non solo. In Italia il 12% dei lavoratori è povero (working poor): circa 200mila persone integrano il proprio stipendio con il Rdc per cercare di arrivare alla fine del mese.

Ecco perché il primo giorno della XIX legislatura abbiamo ripresentato la nostra proposta.

Con questa, intendiamo fissare un principio di buonsenso: nessun lavoratore può guadagnare meno di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro più rappresentativi – ossia quelli firmati dalle principali associazioni sindacali e datoriali – e, comunque, il salario minimo stabilito dal contratto collettivo non potrà mai scendere sotto i 9 euro lordi all’ora.

Contrariamente a ciò che, in modo sgangherato, vogliono far credere gli oppositori della misura, in questo modo la contrattazione collettiva non subirebbe alcun attacco. Al contrario, l’approvazione della nostra pdl rafforzerebbe la contrattazione “sana” e metterebbe fuorigioco i “contratti pirata” (sottoscritti da organizzazioni scarsamente rappresentative).

Altresì, per aiutare le imprese la proposta prevede la detassazione degli incrementi retributivi dei contratti collettivi nazionali di lavoro per il triennio 2023/2025 e – ancora – al fine di aggiornare e controllare l’osservanza del trattamento economico proporzionato e sufficiente si propone l’istituzione di una commissione composta dalle parti sociali più rappresentative.

Con l’istituzione di un salario minimo legale andremmo a proteggere le categorie più a rischio di emarginazione e sfruttamento, prime fra tutte giovani e donne. Il 23,3% di queste ultime, secondo uno studio dell’Inapp, vedrebbe crescere le paghe: in Germania, ad esempio, il pay gap si è ridotto di 2,5 punti percentuali dopo l’istituzione del salario minimo; in Irlanda addirittura del 21%. Per quanto riguarda i giovani con meno di 29 anni, il 47% di loro guadagna meno di 9 euro lordi l’ora.

Non è più il tempo delle parole, ma il tempo dell’azione. Votiamo subito la nostra proposta di legge e diciamo “basta” alle paghe da fame.

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